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Schiava di marito e famiglia: liberata dai Carabinieri

La donna era segregata in casa da 4 anni - 6 arresti... Denuncia i maltrattamenti: salvata dai poliziotti

Per 4 anni è stata schiavizzata da 6 familiari, arrestati in questi giorni dai carabinieri della Compagnia di Busto Arsizio su ordine della Procura di Milano.

La giovane donna di origine pakistana viveva prigioniera tra le mura di un'abitazione a Cassano Magnago con il nucleo familiare del marito (composto da suoceri, marito, una sorella ed un fratello). L'indagine svolta dai carabinieri è iniziata nell'autunno del 2015 quando la giovane pakistana ha presentato denuncia.

Per quattro lunghi anni (dal 2011 al 2015) la donna è stata maltrattata dal marito, suo connazionale e schiavizzata dalla suocera e dai cognati. La ragazza, che tutti i giorni era obbligata ad occuparsi della casa, veniva controllata anche quando andava in bagno. Persino la dispensa era sotto chiave così da impedirle di mangiare.

Il marito padrone la minacciava affermando che si fosse ribellata sarebbe stata disonorata ed emarginata dall’intera comunità pakistana. Ogni contatto con il mondo esterno le era proibito, compresa la possibilità di andare a trovare i parenti (padre e due fratelli) che vivevano a poche centinaia di metri di distanza dall’abitazione del marito e che raramente poteva incontrare in casa.

Solo attraverso un'accurata indagine i militari sono riusciti a liberare la ragazza dal suo incubo. I Carabinieri hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano nei confronti di sei persone di nazionalità pakistana (tutte della stessa famiglia), indagati a vario titolo per i reati di riduzione in schiavitù e violenza privata aggravata. Un ordine su richiesta del sostituto Procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia, dottoressa Biondolillo.

Le complesse e delicate attività investigative effettuate dai militari, hanno fatto emergere un quadro agghiacciante: la donna era in completa schiavitù. Ora la vittima è libera e ospitata in una struttura protetta.

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 23 Febbraio 2016
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