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La squadra senza avversari

Regalo di Natale dalla nostra rubrica dedicata all'hockey su ghiaccio. Un sogno nato nel cuore dell'Africa e diventato realtà alle porte di Toronto: è quello dei Kenya Ice Lions

alla balaustra squadra senza avversari

(d. f.) Facciamo uno strappo alla regola nel calendario della nostra rubrica dedicata alle storie di hockey su ghiaccio. La sesta puntata stagionale di “Alla Balaustra” esce eccezionalmente per Natale: un piccolo regalo della nostra redazione sportiva ai lettori di VareseNews e in particolare agli appassionati di hockey. Abbiamo scelto una storia significativa, con un lieto fine: Marco Giannatiempo ci porta addirittura in Africa (e poi in Canada) per raccontarci i Kenya Ice Lions, la “squadra senza avversari”.
“Alla balaustra” ha solitamente cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. Gli otto racconti della prima stagione e i primi tre della seconda sono disponibili in calce all’articolo.

L’hockey su ghiaccio associa la sua essenza al concetto di freddo, di piste ghiacciate collocate mentalmente in contesti tendenzialmente nordici o dalle basse temperature, ed è difficile pensare a situazioni geografiche poste al di sotto della linea dell’equatore. Difficile ma non impossibile, visto che in questo caso ci spostiamo in quella che il fiero popolo niolitico Maasai chiama enkare nai-robi che, tradotto in maniera più o meno letterale, significa luogo dell’acqua fredda. Ovvero a Nairobi, capitale del Kenya, dove lo sport di cui parliamo non è certo popolare.

Questa storia inizia nel 2005, quando nella centralissima Mombasa Road, apre un enorme centro commerciale, il Panari Sky Center che comprende centinaia di negozi, ristoranti, aree divertimento e anche una pista di pattinaggio su ghiaccio. Per dirla tutta all’inizio la pista non funziona un granché, anzi non funziona proprio per niente, a tal punto da far decidere al consiglio direttivo del centro commerciale di smantellarla; ci ragionano ma, conti alla mano, i costi di riqualificazione sono troppo alti e quindi la pista rimane al suo posto. In realtà qualcuno che ci pattina c’è: si tratta di un gruppo di ragazzi che di solito si cimentano sui pattini in linea, ma in TV hanno visto moltissimo hockey su ghiaccio NHL e quindi decidono di provarci.

La pista non è molto grande ed è quadrata e li “il disco in angolo” ci va non solo metaforicamente, ma i ragazzi si divertono e ci credono a tal punto da fondare una vera e propria squadra: si chiameranno Kenya Ice Lions, perché è importante mantenere l’identità della terra africana. Quindi niente nomi americani o richiami ad animali non autoctoni: sulla maglia infatti ci andrà il leone e con quella divisa nasce la prima squadra di hockey su ghiaccio del continente.

Alcuni dei ragazzi, ma solo quelli con più disponibilità economica, si fanno anche arrivare parte dell’attrezzatura dagli USA, ma la maggior parte è costretta ad adattarsi con quello che ha: nei casi migliori una pettorina da motocross, in quelli meno fortunati un tubo dell’acqua che viene tagliato perpendicolare per creare parastinchi o gomitiere. Ecco, non sono bellissimi da vedere, ma sono a tutti gli effetti una squadra.

C’è però problema, perché i Kenya Ice Lions non sono solo la prima squadra africana: sono anche l’unica. Non esiste infatti nessun altro team a Nairobi, non ce ne sono in tutto il Kenya e a guardar bene neppure nel resto dell’Africa, continente piuttosto esteso se si pensa che sovrapponendo e unendo le cartine di Europa e Sud America, queste stanno senza neppure stringersi nel profilo della mappa del Continente Nero. Ecco: anche qualora vi fossero squadre quindi, le trasferte risulterebbero impegnative, ma comunque non ce ne sono. Quindi? Quindi ci si allena e basta, sognando davanti alla televisione le arene della NHL.

Passano gli anni, fino a quando “The Standard” che è il primo quotidiano di Nairobi, racconta in un articolo la storia di questa squadra che non ha avversari, e non nel senso dell’imbattibilità. Il ritaglio finisce sulla scrivania del responsabile marketing di Tim Hortons la catena canadese di caffetterie nota per il suo caffè americano, per i Timbits che sono una sorta di bignè fritti e per i suoi Doughnut, le ciambelle fritte simili a quelle di cui va ghiotto Homer Simpson. Certo, su quella scrivania quell’articolo non ci va per caso, visti i trascorsi legati all’hockey di Tim Horton, fondatore dell’omonima catena, ma questa è una storia che probabilmente racconteremo in futuro.

Sta di fatto che dal Canada si decide di sponsorizzare la squadra, non limitandosi naturalmente ad un semplice marchio sulla maglia, l’idea è quella di far giocare la prima partita ai Kenya Ice Lions contro un avversario, e crearne un video emozionale. L’intera squadra viene invitata in Canada, con tanto di comitato di benvenuto: una volta arrivati i ragazzi entrano nello spogliatoio dove in ogni singolo posto c’è l’attrezzatura completa per ogni giocatore e le maglie del team con il logo e i nomi stampati sulle spalle. È un paradiso molto simile a quello visto in TV e qualcuno si emoziona, ma non c’è tempo perché sono lì per giocare la loro prima partita di hockey contro un avversario.

Sul ghiaccio infatti li aspettano i “Mississauga Fire”, la squadra di hockey dei vigili del fuoco della città che si trova nei pressi di Toronto; per i Lions c’è anche una ulteriore sorpresa, due rinforzi che entrano negli spogliatoi naturalmente con la maglia degli Ice Lions. Si tratta delle leggende della NHL Sidney Crosby e Nathan MacKinnon, e qui in effetti i due che si erano emozionati prima, qualche lacrima la versano. Si gioca la partita e la cosa più strana è che qui il disco non si ferma negli angoli, perché gli angoli non ci sono.

Il risultato finale non è noto e naturalmente non ha importanza alcuna; si sa solo che la squadra africana un gol lo ha segnato. Il progetto continua oltre la terza sirena visto che la catena Tim Hortons in seguito ha donato 30mila dollari per lo sviluppo dell’hockey in Kenya; l’azienda CCM che produce attrezzature sportive ha invece fornito materiali e maglie alla squadra e l’iniziativa ha anche stimolato l’interesse della International Ice Hockey Federation (IIHF) e di sponsor internazionali. Situazione che ha dato il via a progetti dedicati all’hockey su ghiaccio in Africa orientale. Un bel sogno diventato realtà che dimostra come, con passione e determinazione, il ghiaccio non è sempre così freddo.

ALLA BALAUSTRA: PUNTATE PRECEDENTI

13. Il portiere d’emergenza
12. Non è mai troppo tardi
11. Zamboni, il genio del ghiaccio
10. Senza maschera e senza paura
9. La Kraut Line va alla guerra
Prima stagione – Tutti gli articoli

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Pubblicato il 24 Dicembre 2024
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