Flc Cgil: «Caos nelle scuole Lombarde, non si addice a una seria amministrazione»
Per la Flc Cgil Lombardia bisogna evitare il «valzer delle più disparate ordinanze regionali. Il governo nazionale deve gestire l'emergenza sanitaria»
«C’è di nuovo caos nelle scuole Lombarde e non si addice a una seria amministrazione. C’è stata una completa mancanza di coordinamento tra Stato e Regione». È il commento della Flc Cgil Lombardia convinta che la gestione dell’emergenza sanitaria debba essere gestita da un governo nazionale.
«In un momento delicato come quello in cui stiamo vivendo, tra chiusure e continui “stop and go” di scuola e attività lavorative, quello che con insistenza in questi mesi stiamo chiedendo alle amministrazioni ad ogni livello, nazionale e regionale in primis, è la massima cura e puntualità con cui prendere decisioni, considerando il tempo necessario ai cittadini per organizzare la propria vita e le proprie attività – commentano i sindacalisti della Cgil Lombardia -. Nei giorni scorsi, tuttavia, le decisioni prese a livello regionale e nazionale sono piovute dal cielo con lo stesso modus operandi che speravamo fosse ormai stato definitivamente archiviato: l’ordinanza di giovedì 4 marzo (la n.714) con cui Regione Lombardia ha previsto, malgrado il territorio regionale non sia zona rossa, di sospendere la didattica in presenza per tutti gli ordini di scuola (ad esclusione solo degli asili nido) ha colto tutti di sorpresa mettendo per l’ennesima volta nei guai le famiglie lombarde. Non solo i provvedimenti sono stati presi da un giorno all’altro senza tener conto del fatto che ancora mancano le disposizioni nazionali volte a ridefinire il sostegno economico dei genitori con i figli in Dad, ma è stata fatta una terribile confusione tra ordinanze di Regione Lombardia e note del ministero dell’Istruzione a cui appunto, come detto prima, vanno aggiunte le lacune ancora non colmate in materia di congedi parentali».
I sindaci sottolineano come Regione Lombardia, che ha sempre criticato i provvedimenti presi da un giorno all’altro dal precedente Governo, ora abbia fatto esattamente lo stesso. «In particolare, una nota del Ministero dell’Istruzione emanata poche ore dopo la disposizione regionale, apriva la possibilità di consentire ai figli dei lavoratori dei servizi cosiddetti essenziali di accedere alle lezioni in presenza mettendo in moto a tutti i livelli, a partire da quello scolastico, un lavoro pazzesco per capire quali settori sarebbero stati coinvolti e creando polemiche, non poche, anche tra genitori-lavoratori appartenenti ai diversi comparti che richiedevano la possibilità di far accedere i propri figli alle lezioni in presenza. Nel disorientamento generale dei dirigenti scolastici e delle famiglie che hanno presentato richieste sempre più pressanti, il Ministero dell’Istruzione ha diramato, nel fine settimana, una nuova nota in cui, in sostanza, smentisce la propria comunicazione precedente sui “key-workers” prevedendo la possibilità di attività in presenza solo per i laboratori e, a garanzia dell’inclusione scolastica, degli alunni disabili e con bisogni educativi speciali, dunque dietrofront e stop ai figli dei lavoratori nei servizi essenziali»
Il provvedimento sulla chiusura delle scuole è stato preso con leggerezza per la Cgil: « Non è stata verificata la possibilità di offrire sostegno alle famiglie e senza tenere conto delle conseguenze che avrebbe creato tra gli addetti ai lavori e i cittadini. Un caos tremendo che non si addice a una seria amministrazione che sembra invece far fatica a capire non solo che la scuola non può occuparsi da sola del sostegno ai genitori, anzi non è compito della scuola preoccuparsi del sostegno ai genitori, è altro il suo compito, ma che se decisioni di emergenza devono essere prese, necessitano della massima chiarezza e precisione per non alimentare inutili polemiche e continui dietrofront in momenti già fin troppo delicati. Riteniamo sempre più urgente un governo nazionale della gestione dell’emergenza sanitaria evitando il valzer delle più disparate ordinanze regionali».
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