“Ci avete tolto tutto, lasciateci almeno la nostra estate”: gli studenti rivendicano il periodo di riposo
Gli studenti si sentono sminuiti perché sta emergendo l'idea che tutto il loro lavoro a distanza sia stato vanificato con la scusa “tanto siete a casa”
Oltre 500 risposte al sondaggio lanciato dagli studenti che partecipano al progetto di giornalismo di Varesenews. Si chiedevano risposte a una serie di quesiti legati alla didattica a distanza, a questi anni scolastici così particolari e quale parere rispetto all’idea di prorogare l’anno sino a fine giugno.
Di seguito l’analisi delle risposte giunte realizzata da Valentina Gelati
Gli studenti sono esausti e contrariati, è questo ciò che emerge dalle risposte date nel sondaggio che riguarda il prolungamento delle attività scolastiche fino a giugno, per gentile concessione del nuovo Presidente del Consiglio Draghi. Etichettati ormai come i soliti incontentabili, i ragazzi di ogni scuola e grado sono passati per contraddittori e incontentabili: prima, durante il lockdown, ci sono state polemiche per il diritto allo studio e la richiesta di poter tornare a scuola in presenza; poi, quando finalmente è stata data questa possibilità ecco un polverone di disaccordo.
Ma nessuno si è domandato il motivo di questo repentino cambiamento?
In tutte le risposte del sondaggio si può riscontrare quella nostalgia con cui ormai tutti abbiamo imparato a convivere: lo sconforto di non poter vedere gli amici quanto si faceva prima del Covid, la paura costante del contagio, l’incertezza delle continue variazioni dei colori che dividono l’Italia in giallo, arancione e rosso.
Colpisce molto una frase riportata più volte il cui senso può essere riassunto in “ci avete tolto tutto, lasciateci almeno la nostra estate” questa è la richiesta che arriva forte come un urlo esasperato. Costretti a casa da una pandemia sconosciuta, illusi di un miglioramento durante l’estate per poi ricadere nello sconforto delle quattro mura di casa per ore davanti ad uno schermo per seguire le lezioni, gli studenti chiedono solo un periodo di riposo, a cui da sempre è adibita l’estate, per prendere le distanze da una situazione che sembra interminabile e tornare a quella ambita forma di normalità.
Inoltre tra i ragazzi è comune l’impressione che frequentare la scuola in presenza a giugno sia difficile dato che le aule sono piccole e sprovviste di un impianto di areazione adeguato, e che bisognerebbe continuare a spostarsi usufruendo dei trasporti pubblici, ancora purtroppo troppo pochi e poco controllati.
Un altro fattore fondamentale emerso dalle risposte è che i ragazzi si sentono minimizzati: il premier Draghi ha proposto di prolungare le attività scolastiche per recuperare le ore perse in DAD ed integrare i programmi di studio, ma contrariamente a quel che è universalmente creduto gli studenti chiariscono con forza che, nonostante la didattica a distanza, i programmi sono seguiti esattamente come quando si era in presenza, limitare il tempo utilizzato per gli spostamenti è stato utile per gli apprendimenti. Gli studenti si sentono sminuiti perché sta emergendo l’idea che tutto il loro lavoro a distanza sia stato vanificato con la scusa “tanto siete a casa”, in realtà si vorrebbe tornare a scuola in presenza per abbandonare tutte quelle ore davanti ad uno schermo e ritrovare il contatto umano e le relazioni. “Draghi dovrebbe provare l’esperienza di essere interrogato per 50 minuti, con la costante ansia di una professoressa che prima ha fatto il sopralluogo a distanza della camera, per poi ricevere un voto non meritato perché non si fida.
Draghi dovrebbe provare a passare una mattinata in DAD, per poi studiare al pomeriggio, sempre davanti al computer, e recuperando i famosi 10 minuti con lezioni non sempre asincrone, come stabilito. Dopo aver provato tutto questo, dovrebbe avere molto coraggio per ripetere che in DAD si è perso tempo” questo il coro unanime. Possiamo essere d’accordo che si debba fare un recupero degli apprendimenti, per chi ne ha bisogno; si chiamano corsi di recupero estivo, esistono da anni!
“E poi, se decidesse di mandarci a scuola fino a fine giugno, lo inviterei in classe con me, ovviamente in adeguato abbigliamento, perché le ragazze non posso portare pantaloni sopra il polpaccio e una maglietta con le spalline, neanche una canottiera. E allora, a quel punto, se ne è ancora convinto, può rimanere in classe mentre noi ci godremo le meritate vacanze rispettando le regole di distanziamento sociale” questa è la risposta di una ragazza che, come tutti, reduce da un anno di scuola difficile e severo chiede solo di “potersi godere l’estate” una richiesta, che fino a qualche anno fa avremmo dato per scontata mentre ora è diventata quasi un lusso, l’unico barlume di normalità e libertà a cui si può ambire.
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