C’è un referendum per cambiare la legge sulla sanità in Lombardia
O meglio: per ora c'è una proposta, che prevede tre modifiche alla Legge regionale. Venerdì scorso la maggioranza in Regione ha scelto di non esprimersi sulla possibilità di far votare i lombardi, alla fine deciderà il consiglio regionale al Pirellone se è ammissibile o no
Associazioni e sindacati di Lombardia hanno presentato a luglio una proposta di referendum regionale, per modificare in modo significativo la Legge regionale sulla sanità, la 33 del 2009, modificata post-Covid con la Legge 22/2021. Con la prospettiva di far arrivare a votare i lombardi sul tema.
Il referendum è in realtà incentrato su tre quesiti, per modificare in più punti la Legge, agendo su tre leve: il superamento della equivalenza oggi esistente tra pubblico e privato convenzionato; la revisione- in senso restrittivo – delle funzioni e dei servizi che il pubblico può delegare al privato, da parte delle Ats e delle Asst, le due strutture operative di Regione sui territori. Infine un terzo quesito chiede di cancellare la possibilità per le strutture private accreditate di concorrere per l’assegnazione delle Case e degli Ospedali di Comunità (nuove strutture territoriali diffuse, previste dalla Legge ma aperte appunto anche al privato).
«L’abrogazione di questi passaggi ha l’obiettivo di riportare al pubblico la funzione di programmazione, di controllo pieno della erogazione dei servizi a partire da quelli di prevenzione, garantendo universalità di accesso, gratuità e partecipazione» ha spiegato Marco Caldirola, presidente di Medicina Democratica, una delle associazioni promotrici, insieme ad esempio ad Arci e Acli, oltre a Osservatorio Salute e Cgil.
La Regione “non si esprime”
I tre quesiti sono stati presentati lo scorso 27 luglio in Regione, sulla base delle norme sui referendum regionali. Dopo la richiesta, sull‘ammissibilità del quesito – vale a dire la possibilità di far votare su quel testo – si poteva esprimere l’Ufficio di Presidenza della Regione (ne fanno parte il presidente Federico Romani di FdI, Emilio Debbono e Jacopo Scandella del Pd, Giacomo Cosentino di Lombardia Ideale, Alessandra Cappellari della Lega).
Venerdì scorso l’Ufficio di Presidenza ha deciso di non esprimersi direttamente, rinviando la possibilità di far votare sui tre quesiti.
«L’Ufficio di Presidenza di Regione non ha nemmeno ascoltato, dai promotori, le ragioni di questa importante iniziativa, seppure la legge ne preveda la possibilità» hanno scritto le associazioni promotrici.
A questo punto la ammissibilità dovrebbe essere esaminata in consiglio regionale: in aula al Pirellone viene votata a maggioranza degli aventi diritto. Significa che per bocciarla e dichiararla inammissibile servono 41 voti contrari, su 80 totali. Il timore dei promotori è che il referendum venga bocciato “preventivamente” dalla maggioranza di centrodestra (che ha 49 voti in aula).
Lunedì 4 settembre al Pirellone è prevista una riunione del Comitato Promotore aperta a tutti. «In quella sede definiremo i passi successivi per rendere ammissibile la proposta di Referendum depositata il 27 luglio scorso da oltre cento sottoscrittori: in ballo il diritto alla salute di tutti attraverso il necessario riequilibrio fra servizio sanitario pubblico e privato, che rischia di diventare predominante».
Il voto al Pirellone è previsto al 12 settembre.
I tre quesiti del referendum in Lombardia
Quesito n. 1 – volete che sia abrogato il comma 1 lettera bbis dell’articolo 2 della Legge Regionale n. 33 del 30.12.2009 “Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” come aggiunto dalla Legge Regionale 14.12.2021 n. 22 nelle parole “equivalenza e ” nonché “garantendo la parità di diritti e di obblighi per tutti gli erogatori di diritto pubblico e di diritto privato”?
Quesito n. 2 – volete che sia abrogato il comma 10 dell’articolo 6 della Legge Regionale n. 33 del 30.12.2009 “Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” nel seguente testo ” Con le medesime modalità ed i limiti di cui ai precedenti commi, le ATS possono autorizzare la stipula di accordi anche con soggetti privati accreditati di cui all’articolo 8, purchè in possesso di tutti i requisiti necessari per lo svolgimento dell’attività richiesta e previo espresso e preventivo consenso degli stessi soggetti privati “?
Quesito n. 3 – “volete che sia abrogato il comma 2 bis dell’art. 8 della Legge Regionale n. 33 del 30.12.2009 “Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” come aggiunto dalla Legge Regionale 14.12.2021 n. 22 nelle parole ” I soggetti erogatori di cui al comma 1 possono concorrere all’istituzione dei presidi di cui all’articolo 7, comma 13, lettere a) e b), fermo restando quanto previsto all’articolo 6, comma 3, lettera 0a) ” ?
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