Medici di famiglia e richieste di tamponi: “Non ce la facciamo più, siamo alla follia psichiatrica”
Il sistema sanitario e le sue procedure, ma anche la stampa e una utenza sempre più confusa e esigente. Le ragioni di uno stato di tensione e di preoccupazione da parte di una dottoressa legnanese
Le ha contate una per una. Alla fine della mattinata, erano 120 le chiamate dei suoi pazienti, tutti impegnati a districarsi tra richieste per tamponi, quarantene, contagi. «Una follia», quasi urla dalla tensione il medico di famiglia, criticando un po’ il sistema sanitario e le sue procedure, l’ambiente della comunicazione, il comportamento di una utenza confusa ed esageratamente esigente.
«Avevamo un portale per prenotare i tamponi – ci spiega la dottoressa di Legnano -, oggi non funziona più. Almeno da 15 giorni stiamo impazzendo per inserire i dati dei pazienti. Qui sono impazziti tutti. Per un positivo, noi medici lavoriamo per 4-5 persone. Qui si fermano intere famiglie. Voi giornalisti dovete raccontare la verità e confrontarvi con autorità autorevoli. Basta fango sui medici di famiglia. Affiancateci per qualche giorno e vedrete la fatica e lo stress cui siamo sottoposti. Riceviamo chiamate anche a mezzanotte. Nel mio lavoro di 40 anni, ho salvato vite e famiglie intere. Oggi, rischio una denuncia, perchè un paziente afferma che non ho risposto ad una sua chiamata notturna».
La dottoressa prosesue: «L’Ats ci ha abbandonati, Oggi, tutte le malattie che non sono causa del coronavirus non sono sparite, ma sembra che non importino a nessuno se non a noi medici di famiglia. Fare due anni di fila evadendo tutte le richieste, è stato un dramma per noi. Osservando alcuni pazienti e l’intera situazione sanitaria, siamo vicino alla follia psichiatria».
La situazione descritta dalla dottoressa non appare assolutamente un caso isolato. E’ la manifestazione di un medico di famiglia che trova riscontro anche nella sanità ospedaliera, dove anche il dott. Pierangelo Clerici, responsabile del laboratorio di microbiologia di Legnano, in riferimento ad esempio alla corsa al tampone degli ultimi giorni, parlava di «qualcosa che non ha senso e noi fatichiamo a tenere il ritmo: è da due anni che le macchine vanno in continuazione e i microbiologi lavorano senza tregua. Non sappiamo fino a quando il sistema reggerà. Siamo alla follia»
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