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Il Covid diminuisce screening e operazioni: «Attesi più casi oncologici»

Le considerazioni del dottor Sergio Fava direttore del dipartimento Oncologico di Legnano. Necessario riattivare l'attività chirurgica per dare risposte ai pazienti

dott Fava

Scende la pressione del contagio da Sars-Cov2, ma l’attività chirurgica all’Ospedale di Legnano, così come in altre strutture lombarde, non è ancora ripresa a pieno regime.  Così i pazienti con “patologie minori” restano in attesa di sapere la data in cui potranno entrare in sala operatoria. Una situazione complessa. Secondo il dottor Sergio Fava direttore del dipartimento Oncologico dell’Asst Ovest Milanese,  si aggrava con i «ritardi diagnostici causati dall’emergenza sanitaria. Ritardi che si potranno tradurre in un aumento di casi tumorali. Sarà proprio questa la prossima emergenza che dovremo affrontare».

Durante il periodo pandemico, sono state garantite le attività chirurgiche di urgenza e l’Oncologia non ha mai interrotto le visite ambulatoriali. Ma, come ha precisato il dottor Fava, «non è stato sufficiente».
Le situazioni cliniche che sulla carta possono attendere, come ernie o tumori di lieve entità, a causa del Covid-19 sono state messe in stand by. I pazienti, quindi, si sono trovati davanti ad un bivio: attendere il proprio turno nelle Asst rallentate dagli effetti della pandemia, sperando che la malattia non si aggravi. Oppure accedere alle strutture private che “libere” dal Covid posso effettuare operazioni chirurgiche non urgenti. In questo contesto le fasce più fragili, quelle che non si possono permettere costose cure private, sono state le più penalizzate. «A tutto questo si aggiunge la netta diminuzione della diagnosi precoce – afferma Fava -. A fronte di ciò appare logico prevedere che l’attività chirurgica, quando potrà riprendere a pieno regime, sarà incentrata sull’oncologia. Soprattutto per questo dovremmo accelerare i tempi per riuscire ad introdurre al più presto la Radioterapia nell’ospedale di Legnano: nella struttura di via Papa Giovanni, d’altra parte, esistono già gli spazi adatti per ospitare l’apparecchiatura utile a svolgere questo tipo di terapia».

Conclusa anche la terza ondata e con la complicità del vaccino anti-Covid, la ripresa sembra avvicinarsi. La Regione Lombardia ha, infatti, delineato le indicazioni per lo svolgimento delle attività ordinarie programmabili che dovranno avvenire «compatibilmente con la disponibilità delle risorse di ciascuna organizzazione». Per i medici non è però un via libera per le attività chirurgiche, visto che la graduale ripresa dell’attività deve «comunque privilegiare la presa in carico delle patologie a maggiore gravità clinica e deve essere compatibile e coerente con il regolare funzionamento dell’attività del pronto soccorso, monitorando e prevenendo in particolare il fenomeno del sovraffollamento e del boarding». Inoltre, resta fondamentale mantenere alta l’attività nei centri vaccinali impegnando anche «il personale ospedaliero per sostenere l’entità notevole delle linee vaccinali». Una linea che ritarderà il ritorno a pieno regime delle sale operatorie e nel contempo imporrà, ancora una volta, un super lavoro per medici, infermieri e personale sanitario che da un anno a questa parte sono già stati messi a dura prova.

Tanti i dubbi e le perplessità. Ma l’unica cosa certa resta la campagna vaccinale che offre la possibilità di tornare ad una forma di normalità ospedaliera. Quando arriverà il momento, l’Oncologia sarà tra i settori più impegnati. «È tempo di muoversi e pensare al futuro – afferma il dottor Fava -. Le attività dovranno essere incrementate per poter affrontare questa ormai annunciata emergenza oncologica. Servono progetti sia in termini economici che organizzativi per sostenere il personale ed effettuare migliorie anche sul piano tecnologico. Solo così potremo dare una risposta concreta a quella che potrà essere una “ondata” oncologica».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 11 Maggio 2021
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