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Il dottor Radrizzani saluta la Rianimazione di Legnano e va in pensione

«Il pensionamento...sarà una nuova avventura». Ne è certo il dottor Danilo Radrizzani direttore U.O. di Anestesia e Rianimazione dell'Asst Ovest Milanese

Danilo Radrizzani medico rianimatore legnano

«Il pensionamento sarà una nuova avventura». Ne è convinto il dottor Danilo Radrizzani, direttore dell’unità organizzativa di Anestesia e Rianimazione dell’Asst Ovest Milanese, che da oggi mercoledì 3 febbraio,  inizia il suo meritato periodo di pensionamento.
Arrivato a Legnano nel gennaio del 1998 come responsabile del reparto di Rianimazione, Radrizzani ha portato con sé l’esperienza maturata alla scuola del professor Giorgio Damia al Policlinico di Milano, dove è stato prima studente e poi aiuto corresponsabile. Nessun dubbio per il medico rianimatore, che fin da giovane ha capito di voler diventare un medico: una volta intrapreso il lungo percorso di formazione, Radrizzani ha  scelto la specializzazione in anestesia e rianimazione. «Ho sempre pensato di fare il medico, poi mi sono avvicinato al pronto soccorso e lì, quando ho partecipato alla mia prima rianimazione cardiopolmonare, ho capito che volevo fare il rianimatore – spiega Radrizzani -. Al Policlinico ho avuto, tra l’altro, la possibilità di partecipare all’applicazione iniziale della CEC, la circolazione extracorporea in rianimazione, un metodo che ha poi preso piede anche all’ospedale di Legnano divenendo una pratica consolidata. È stato un privilegio».

La Rianimazione è un campo vasto e, come ci spiega il medico, i suoi fondamenti sono «gli equilibri vitali», quindi il sistema circolatorio, quello cardio-respiratorio e quello metabolico: «senza il circolo si muore in pochi istanti, senza ossigeno si perde la vita in pochi minuti e senza metabolismo si muore di fame». Ed è proprio il sistema metabolico il “fil rouge” che ha accompagnato sino ad oggi la ricerca del dottor Radrizzani. Sono infatti numerose le ricerche da lui pubblicate così come le lezioni tenute nel mondo, come “La nutrizione clinica nel paziente critico” svolta al congresso internazionale del 2015 a Nuova Delhi. Interesse che proseguirà anche fuori dalla corsia ospedaliera, quindi attraverso la didattica: «Continuerò ad insegnare sia attraverso la società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo, di cui sono stato presidente dal 2009 al 2012, sia con la società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione».

Una lunga carriera costellata da successi, episodi importanti ed esperienze uniche come lo è stata anche l’emergenza coronavirus scoppiata nel 2020. Durante la pandemia, infatti, Radrizzani e la sua equipe sono stati in prima linea ampliando la Terapia Intensiva: nei due momenti critici (a marzo e a settembre) è stata aperta la Rianimazione Tre per poter accogliere i pazienti Covid-19 più gravi e il medico, insieme al microbiologo Pierangelo Clerici, è stato tra i primi ad aver partecipato alla Campagna Vaccinale anti Covid-19. «Per tutti, ma soprattutto per quelli che hanno ancora una carriera davanti, è stata un’esperienza professionale importante – spiega Radrizzani -. È stata una novità assoluta che ha coinvolto tante persone. Ci ha costretto ad aprire posti letto in aree dell’ospedale che non avremmo mai potuto immaginare di utilizzare come ampliamenti di reparto. È stata una grande esperienza umana… si sa, in Rianimazione si muore per malattie acute, ma con il Covid la morte è stata numericamente più significativa. Il rapporto con le famiglie è stato ancor più difficile, a questo si aggiunge il fatto che i pazienti non potevano vedere i parenti e allo stesso tempo anche noi non potevamo incontrare i nostri cari… l’unico contatto era rappresentato dal cellulare. Sono state situazioni che ci hanno toccato profondamente».

Per tutti i giovani medici che si avvicinano alla Rianimazione, il dottor Radrizzani, ricorda che è una «giovane ragazzina che ha fatto tanti passi avanti, in quanto è una specializzazione nata soltanto negli anni ’60. C’è chi pensa che sia un campo in cui si cura solo con le macchine ma non è così. Serve conoscere la diagnostica e le terapie mediche. Le macchine poi sono un aiuto, uno strumento: ci permettono di registrare minuto per minuto ciò che capita al paziente, di sostituire alcune funzioni vitali, di guadagnare tempo affinché si arrivi alla guarigione». Ma resta sempre l’uomo, il medico, il rianimatore con la sua professionalità, dedizione, impegno  e sacrificio.

Gea Somazzi


Come avvenuto con il dottor Paolo Viganò, anche nel caso del dottor Danilo Radrizzani siamo convinti che la sanità legnanese perda un contributo medico e umano importante. Soprattutto in questa fase tanto delicata per la città e per l’ospedale, sono stati proprio professionisti di questo spessore a reggere il peso di situazioni drammatiche. Interventi avvenuti con una tale discrezione da apparire normali o banali. Ma non è stato proprio così. Al dottor Radrizzani la nostra redazione rivolge un sincero augurio per il suo pensionamento e un sentito ringraziamento per la collaborazione sempre offerta con grande disponibilità.

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Pubblicato il 03 Febbraio 2021
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