Sindacati: «Sicurezza e rinnovo dei contratti per i lavoratori dell’Asst Ovest Milanese»
I sindacalisti hanno presidiato l'entrata dell'ospedale e hanno affisso uno striscione
Non erano presenti fisicamente a causa dell’emergenza sanitaria, ma numerosi lavoratori dell’Asst Ovest Milanese, con il pensiero e l’intenzione, hanno aderito alla manifestazione indetta oggi, venerdì 13 novembre, dai sindacati per chiedere «sicurezza sul lavoro, rinnovo dei contratti e nuove assunzioni». Iniziativa organizzata a livello nazionale dalle tre sigle sindacali rappresentate a Legnano da Vera Addamo Fp Cgil Ticino-Olona, Enza Cirielli Cisl Fp Milano Metropoli e Alfio Bennardo Uil Fpl, Milano e Lombardia. I tre sindacalisti hanno presidiato l’entrata dell’ospedale e hanno affisso uno striscione con la scritta: “Pubblico per il pubblico. Lavoratori al fianco degli operatori sanitari impegnati nella lotta contro il Covid”.
L’obiettivo è dare voce ai lavoratori del mondo sanitario che si trovano in prima linea. «Non è accettabile vedere che proprio chi ci protegge è costretto a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza – commenta Addamo -. Tante le lamentele che arrivano dai luoghi di lavoro per la mancata osservanza delle procedure di contenimento del virus. Se non ci occupiamo di mettere in sicurezza il personale sanitario, mettiamo a rischio la loro salute e anche quella dei cittadini e il servizio di cura». L’attuale situazione a Legnano e nella provincia di Milano, per i sindacalisti, è paragonabile a quella di Bergamo nel periodo di marzo. «L’unica differenza è che gli errori di marzo si stanno ripetendo e questo è inaccettabile – sottolinea Addamo -. Le colpe sono di tutti: governo, regione e anche della stessa Asst. Non c’è mai stato un vero piano organizzativo e l’azienda continua a non coinvolgerci. A marzo i lavoratori del settore sanitario erano considerati “eroi” o “angeli” adesso ricevono solo attacchi. Parliamo di infermieri, operatori socio sanitari e medici che stanno dando il massimo per curare tutti i pazienti. Professionisti che fanno turni massacranti e sono sotto stress. Ciò che possiamo fare come parti sindacali è chiedere all’azienda più sicurezza sul lavoro».
Bennardo ha invitato l’azienda ad eseguire «screening puntuali a tutela dei dipendenti, il Covid, si sta diffondendo in corsia: nei 4 presidi dell’Asst quasi il 10% dei lavoratori è stato contagiato (dato non confermato dalla direzione ospedaliera, ndr). Si poteva fare di più, si poteva prevedere ed agire prima, tante le situazioni al limite che devono essere sistemate. Ad esempio, nel vecchio ospedale dove stanno effettuando i tamponi drive-in non c’è un bagno per i cittadini esterni, questa è una mancanza. Per non parlare dei percorsi differenziati Covid che, a parer mio sono promiscui: vanno rivisti e migliorati». Per il sindacalista la direzione medica è decisamente assente e in generale «l’organizzazione per questa seconda e prevedibile ondata doveva essere fatta prima, non nel mentre dell’emergenza. Lo stato di confusione e disorganizzazione è anche ai piani più alti come in Regione Lombardia: alle aziende sanitarie, infatti, non arrivano informazioni puntuali. Inoltre la riforma Maroni non ha permesso l’assunzione di nuovi infermieri che, in questo momento rappresenterebbero una risorsa importante. Da una parte mancano gli infermieri per il territorio, dall’altra ci sono gli infermieri che vengono trasferiti di punto in bianco senza spiegazioni. Nel contempo l’ambulatorio di microbiologia, pressoché dedicato all’analisi dei tamponi, vista la carenza di personale viene mandato avanti dagli infermieri». Per Bennardo, però, c’è una nota positiva, ossia l’ospedale di Cuggiono che è Covid-free: «È importante che il presidio di Cuggiono sia covid- free, mi chiedo però perchè non è stato dato ascolto agli infermieri e ai medici che sono disposti a lavorare in orario pomeridiano per ridurre le liste d’attesa». Il sindacalista ha poi ricordando che l’Asst Ovest Milanese, come altre Asst lombarde, ha dovuto cedere infermieri specializzati e medici per l’Ospedale in Fiera di Milano: «Inviare personale medico altamente formato è stato un errore. Si tratta di risorse che vengono a mancare in un momento di necessità».
Cirielli, ha portato all’attenzione anche le criticità riguardanti la sanità territoriale «abbandonata a se stessa. La riforma, neppure completata al 100%, ha penalizzato il territorio e oggi più che mai si sta dimostrando un vero fallimento. Il sistema territoriale avrebbe dovuto filtrare le richieste: curare i pazienti a casa così da evitare affollamenti in pronto soccorso. Invece l’ospedale è diventata l’unica alternativa per i contagiati, solo perchè il territorio è stato totalmente impoverito. Non va bene. Perchè non è stato rinforzato il sistema: dove sono gli infermieri che la Regione voleva inviare per sostenere i medici di medicina generale? I rinforzi per le Usca?». Cirielli ha poi ricordato quanto sia «urgente procedere con nuove assunzioni per implementare il personale e rafforzare i servizi sanitari, anche attraverso la stabilizzazione dei precari». Con i suoi colleghi la sindacalista ha ribadito l’importanza di un rinnovo contrattuale perchè «è un diritto che va rispettato. Oltre tutto stiamo parlando di lavoratori che stanno affrontando la pandemia in condizioni critiche».
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