Covid19, in Lombardia più infortuni sul lavoro per il settore sanitario
Secondo l'analisi dei dati INAIL effettuata da Cgil il settore sanitario è stato quello più colpito: «Il dato infortunistico è drammatico»
Infermieri, operatori socio sanitari, medici e operatori socio assistenziali. Sono tra le figure professionali più colpite dalla pandemia, tanto da spiccare tra coloro che hanno sporto denuncia all’INAIL per infortunio sul lavoro da Covid-19. Secondo l’analisi riportato da Cgil, in Lombardia sono state registrate 18.779 denunce da gennaio ad agosto, pari al 36% del dato nazionale. Di queste 9163 soltanto nel settore della sanitario. E il 30,7% sono lavoratori di Milano e provincia, 13,1% a Bergamo e 15,2% a Brescia. In generale il 33.4% delle persone è risultato tra i 50 e 64 anni e il 27% tra i 35 e 49 anni. Il 72,3% è risultato donna mentre il 27,7% uomo.
La Lombardia conferma l’aumento degli infortuni mortali registrati su scala nazionale. Nei primi 7 mesi del 2020 si passa da 88 denunce nei primi mesi del 2019 a 177 dello stesso periodo del 2020, pari a un aumento del +101,1%. Ancora le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale nel settore della sanità ed assistenza sociale è passato da 1 nei primi sei mesi del 2019 a 20 nello stesso periodo del 2020. Analogamente per i settori manifatturieri in generale, passando da 17 infortuni mortali a 26.
Con la graduale ripresa delle attività a partire dal mese di maggio, è stato registrato un incremento in quelle attività economiche che, soprattutto nel periodo estivo, hanno avuto una ripresa lavorativa, come i servizi di alloggio e ristorazione (passati dal 2,5% di marzo-maggio, al 4,3% di giugno- agosto, con il 5,0% solo ad agosto) o noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (cresciute dal 4,3% del periodo marzo-maggio al 7,7% di giugno-agosto e al 13,7% nel solo mese di agosto).
«Il dato infortunistico è drammatico, soprattutto quello con esito mortale – spiega Massimo Balzarini della segreteria della Cgil Lombardia -. La prevenzione del rischio è un processo complesso che richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti, a partire dai lavoratori e dai loro rappresentanti e si estende a tutte le fasi dell’organizzazione del lavoro che è essa stessa fattore di rischio. È determinante un serio lavoro di applicazione e costante verifica dei protocolli di prevenzione Covid-19, in particolare a tre mesi dalla loro emanazione e diffusione e quanto il lavoro dei Comitati debba essere utili per contenere il diffondersi della pandemia e seri rischi per la salute dei lavoratori».
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