Terapia Intensiva: meno ammalati covid, ma l’allerta rimane
Anche a Legnano diminuiti i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, ma il reparto resta al limite PACE FATTA TRA GALLERA E LE IENE AL VECCHIO OSPEDALE DI LEGNANO DONATI ALL'OSPEDALE 100 SATURIMETRI DAL LIONS CASTELLO
Il picco è superato e in Lombardia si avvicina il momento della riapertura per una "nuova normalità" cercando sicurezza nei responsi dei test sierologici edei tamponi, visto che il virus Sars-Cov2 è ancora sconosciuto. Negli Ospedali Covid-19, come quello di Legnano, la pressione è diminuita e gli addetti ai lavori iniziano a fare le prime riflessioni sul futuro del sistema sanitario, a partire dalla Terapia Intensiva, reparto "chiave", che di certo dovrà modificare alcuni aspetti sia in termini di risorse che di flessibilità organizzativa.
[pubblicita]A Legnano, come in tutti i nosocomi lombardi, sono effettivamente diminuiti i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, ma il reparto, pur tornando alle sue normali dimensioni (16 posti letto) è quasi al limite se si considera che vi sono anche malati no Covid e i pazienti contagiati (che attualmente sono oltre una decina) non cesseranno di esserci nei prossimi mesi. Dal 3 marzo a oggi la struttura legnanese ha adattato i suoi spazi per fronteggiare l'emergenza: la Terapia Intensiva, guidata dal dottor Danilo Radrizzani, da 16 posti è arrivata a 36, di cui sei per pazienti non Covid.
Tra marzo e aprile sono stati ricoverati in Terapia Intensiva circa ottanta malati Covid. Meno della metà sono stati poi trasferiti nei reparti di minore intensità. Una trentina sono ancora i degenti. Purtroppo gli altri (una ventina circa) non ce l’hanno fatta. Nel contempo il nosocomio, che è stato identificato come punto di riferimento per le patologie cardiovascolari, ha accolto anche pazienti non Covid.
Come spiegano gli infettivologi anche di Legnano, l’infezione da Sars-Cov2 colpisce più o meno duramente e lascia postumi. Per i pazienti più gravi, ricoverati in rianimazione, oltre all'insufficienza respiratoria, ci sono stati anche implicazioni, in modo variabile, per il sistema nervoso, per quello renale e per quello cardiocircolatorio. In alcuni casi ci sono stati fenomeni trombotici di diversa gravità, fino alla tromboembolia polmonare. Perciò, dato che attualmente mancano terapie per eliminare il virus, i medici sono impegnati nel garantire gli equilibri vitali (respirazione, circolazione etc.) per dar tempo all’organismo di guarire. A tutto questo si aggiunge l’impossibilità per i parenti di incontrare i loro cari, ma la tecnologia anche nel reparto di Terapia Intensiva ha dato una mano: lì dove la "battaglia" è più difficile. Lo smartphone, infatti, ha aiutato i rapporti umani.
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