MIO FIGLIO NON VUOLE PIU’ ANDARE A SCUOLA
La cosiddetta fobia scolare si manifesta tra i 6 e i 15 anni, compare quasi all’improvviso...

La scuola è uno degli ambienti extra familiari più importanti per la crescita di un bambino. Per crescita non mi riferisco solo a quella cognitiva, ma anche a quella sociale.
L’ambito scolastico, infatti, rappresenta per i nostri figli uno dei primi e principali momenti di confronto tra di lui e il gruppo dei pari.
Sarà capitato a tutti, nella propria infanzia, di non avere proprio voglia di andare a scuola. Sporadici vissuti simili sono perlopiù comuni e del tutto “benigni”.
Talvolta accade che il rifiuto della scuola si protragga nel tempo e sia accompagnato da evidenti segni di ansia.
In queste occasioni è possibile che ci si trovi di fronte a un disturbo specifico: la cosiddetta fobia scolare.
In genere si manifesta tra i 6 e i 15 anni, compare quasi all’improvviso in ragazzi che, fino ad allora, non avevano manifestato particolari difficoltà nello studio o nel frequentare le lezioni.
Talora, invece, la manifestazione del disturbo è preceduta da segnali di entità modesta, spesso trascurati perché ritenuti irrilevanti.
Quando a soffrire di questo disturbo sono i bambini più piccoli, accade in genere che ciò sia associato a qualche forma di ansia da separazione, per cui il bambino mostra di temere differenti situazioni di distacco dalle figure genitoriali, compreso ovviamente il tempo da trascorrere in aula.
I sintomi più evidenti, oltre alle manifestazioni ansiose e ai comportamenti di rifiuto, potrebbero essere anche di natura somatica.
Non è infrequente, infatti, che il bambino lamenti cefalea, dolori addominali, nausea … che scompaiono una volte ritornati a casa e non sono sorretti da nessuna evidenza medica.
In questi casi è frequente che il bambino abbia paura che, separandosi dai genitori, possa succedere “qualcosa di brutto” a lui o ai suoi familiari, pertanto soffre i momenti di distacco perché carichi di fantasie angoscianti.
In questa circostanze spesso è accaduto che qualche evento intra familiare abbia suscitato ansia al bambino.
Può essere, per esempio, che uno dei genitori abbia trasmesso, in modo del tutto involontario, i propri timori al bambino, ovvero abbia in qualche modo fatto intendere al bambino che il mondo esterno è un luogo pericoloso che il figlio non ha i mezzi per affrontarlo. Oppure accade il contrario, ovvero che il bambino ha per qualche motivo interpretato che uno dei genitori soffre la sua assenza, pertanto è angosciato all’idea di lasciarlo da solo. In ognuno dei due casi l’altro genitore non riesce a svolgere un ruolo complementare e rassicurante.
Non sono però da sottovalutare cambiamenti di natura differente: la nascita di un fratello, il cambio di abitazione o di istituto scolastico, il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria …
Ovviamente un conflitto all’interno della coppia genitoriale, di cui spesso abbiamo parlato, può suscitare diversi motivi di angoscia nei figli e manifestarsi con il rifiuto di allontanarsi da casa.
In questo caso potrebbe essere come se il bambino assuma su di sé una funzione di controllo dei genitori, nel timore che quando lui non è presente i contrasti possano essere più acerbi e, in qualche modo, “prendere il largo”.
Diverso è il caso di insorgenze più tardive, in ragazzi preadolescenti o adolescenti.
Spesso la fobia scolare si associa a fobie sociali più generali. Sono meno frequenti i sintomi somatici (mal di testa, mal di pancia…) quanto il pervasivo timore di essere rifiutato dal gruppo, o di /vere un rendimento scolastico al di sotto delle attese.
In questa situazione saltare le lezioni diventa rinforzo per le assenze successive.
Infatti ciò può generare la paura di ritornare a scuola sia per il timore del giudizio degli altri, come se fosse vissuta con grande difficoltà la necessità di giustificare la propria assenza da scuola, sia per un non giustificato timore di non riuscire a recuperare il tempo perduto nelle lezioni.
La fobia scolare nell’adolescente è meno facile da interpretare, tanto che spesso è confusa dai familiari come un problema di scarsa motivazione o come una crisi di passaggio.
Altrettanto sono più complesse le cause alla base del comportamento di fobia sociale, rispetto a quanto accade nel bambino, comprendendo oltre alle dinamiche familiari, anche la vita sociale allargata dell’adolescente.
In ogni caso saltare giorni di scuola non porta a un reale giovamento.
Invece è opportuno comprendere le cause che hanno favorito l’insorgere del problema.
Per questo è necessario che i genitori considerino con la giusta serietà la situazione e valutando anche la necessità di rivolgersi a un professionista.
Come sempre per qualsiasi domanda o commento vi invito a scrivermi
Stefano Landoni
Psicologo Psicoterapeuta
info@studio-landoni.it
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