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REAGIRE AL TRADIMENTO: COSTRUIRE O DISTRUGGERE?

Il tradimento è capace di divenire centro gravitazionale del dialogo di coppia e dare apparente spiegazione di ogni criticità alla base di essa...

Qualche settimana fa parlavamo di tradimento. Lo definivo un evento acuto, nel senso che di per sé può rappresentare tanto un ostacolo valicabile, quanto giustificare la fine di un rapporto.
Il tradimento è capace di divenire centro gravitazionale del dialogo di coppia e dare apparente spiegazione di ogni criticità alla base di essa.
Un po' come se il pensiero sottostante fosse che tutto andava bene, forse c'era qualche piccola difficoltà … ma quale coppia non ne ha! Finché uno dei due non mette gli occhi al di fuori della relazione.
La percezione di chi è colpevole e chi è vittima è immediata.
Ma guardando l'evento da una prospettiva differente si potrebbe anche considerare l'adulterio come manifestazione di una crisi sottostante, che l'adulterio ha contribuito a svelare, senza per questo togliere gravità a quanto accaduto.
Prendere coscienza di questo passaggio implica almeno due aspetti: che il partner che ha tradito sia consapevole delle sue azioni, di ciò che comportano e, in definitiva, se ne assuma la responsabilità  e che il partner tradito si apra alla considerazione di sé come parzialmente corresponsabile, non del tradimento in sé, quanto della crisi sottostante che, almeno in parte, ha contribuito a generare.
Sia ben inteso che questo non significa che il partner tradito debba giustificare il tradimento subito, trovo che giustificazioni premature siano più frutto di reazioni emotive che di reale presa di coscienza della relazione di coppia nelle sue risorse come nei suoi limiti.
Significa semmai che ci si apra alla possibilità di andare “oltre”.
Andare oltre vuol dire aprirsi alla possibilità di discutere, in due, sulla possibilità di rilanciare il progetto di coppia oppure di ritenerlo concluso. La scelta è bene sia comunque condivisa, così come insieme ci si sceglie, insieme ci si lascia.
Allora, il dialogo tra la coppia cambia, dall'essere contenitore di rabbia e confusione che l'evento ha generato al porsi l'obiettivo di comprendere perché sia potuto accadere e se ci sono le condizioni per proseguire il rapporto. In questo caso la crisi può divenire un'occasione di sviluppo, per ricostruire la relazione su nuove basi.
Perché ciò avvenga è comunque necessario un tempo adeguato.
Generalmente nei momenti che seguono lo svelamento del tradimento dominano altri sentimenti. Ognuno dei due vive il comportamento dell'altro come insensato e irrazionale.
Chi è stato tradito non riconosce più il partner, che vede totalmente trasformato, forse a causa dell'influenza dell'amante o del trasporto che prova per la nuova relazione. Chi ha tradito non comprende l'insistenza con cui il / la partner ufficiali “stiano attaccati” al tradimento, “non lo vogliono superare” benché professino il contrario.
Reazioni contrastanti si susseguono improvvisamente, passando dall'ira, allo sconforto, alla gelosia, a manifestazioni di affetto.
Si vive sull'altalena emotiva, passando dall'entusiasmo qualora si viva un momentaneo riavvicinamento, allo sconforto quando torna alla mente il tradimento. A volte chi aveva la convinzione che avrebbe sciolto il legame di coppia di fronte a una relazione extraconiugale,  decide di proseguire comunque e altri, che affermavano l'indissolubilità della coppia “nonostante tutto” scoprono invece di voler abbandonare.
Nessuna reazione è del tutto prevedibile, né dice realmente cos'é la coppia, in entrambi i casi ci si concentra sulle proprie ferite più che sulla corresponsabilità nell'aver generato la crisi.
Certo alcune reazioni del partner tradito sono più frequenti e spesso distruttive.
Questo è il caso della vendetta. Non è da considerare come una semplice scarica emotiva: rendere colpo su colpo. Entra in gioco un conflitto fatto di mosse e reazioni, la relazione perde di senso e si aprono spazi di maggiore lontananza e solitudine.
Ma questo è anche il caso delle azioni mirate a ottenere il controllo sull'altro. Questa è una situazione complessa. Da un lato non è possibile frenare la tentazione del coniuge tradito di scoprire: “devo capire chi ho di fianco” “devo sapere fino a che punto si è spinto”, salvo poi vivere con estremo dolore ogni rivelazione, senza realmente ascoltare quanto l'altro ha detto. Accade molto spesso che qualsiasi movimento del partner che ha tradito venga controllato, dal telefono, alle mail, ai suoi spostamenti. Se, di fronte all'adulterio la relazione non può basarsi sulla fiducia, allora si baserà sul controllo.
Conoscere i dettagli del  tradimento sarebbe fine a sé stesso e dannoso se non conduce alla consapevolezza che ognuno deve trovare  le ragioni di quanto accaduto in sé stesso prima che nell'altro.
Oppure succede che il valore dell'altro viene negato.
Ritengo reazione normale che ci si interroghi sulla vera natura di chi si ha di fianco, dopo che un tradimento è stato svelato. Va considerato che maggiore era l'idealizzazione del partner prima dell'adulterio, più intensa, in seguito, può essere la delusione che l'altro suscita.
Accade come se nell'altro fosse percepito solo il “traditore”, nonostante ciò è opportuno che il partner venga comunque riconosciuto per quello che è.
Riconoscere l'altro per quello che è, al di la dell'idealizzazione e della disillusione, apre a un'altra via: il perdono. Significa scartare le scelte distruttive e riconciliarsi con l'evento tradimento.
In questo senso è possibile “andare oltre” e rilanciare un progetto comune.

Come sempre, per qualsiasi domanda o commento, vi invito a scrivermi

Stefano Landoni
Psicologo Psicoterapeuta

www.studio-landoni.it
info@studio-landoni.it
 

Redazione
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Pubblicato il 11 Ottobre 2012
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