L’angolo della poesia: “A se stesso” di Giacomo Leopardi
Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l’infinita vanità del tutto.
“A se stesso”,
Giacomo Leopardi
Magari un uomo come Leopardi non avrebbe festeggiato troppo volentieri il suo compleanno. Ma noi, per lui, sì. Era il 29 giugno 1798 quando quello che sarebbe diventato uno dei più grandi poeti della Penisola nacque a Recanati, primo di dieci figli. Di lui si è scritto di tutto, quindi condensiamo tre curiosità: Giacomo Leopardi parlava e scriveva perfettamente il latino già a nove anni, il suo “primo amore” fu Geltrude Cassi Lazzari (cugina del padre Monaldo), mentre il suo “grande nemico” fu Niccolò Tommaseo, linguista, letterato e poeta italiano, autore del Dizionario della lingua italiana (Leopardi lo definiva “pazza bestia” e Tommaseo rispondeva con “conte Crostaceo” o “Il Gobbo”).
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