Nuovo codice della strada, le associazioni protestano: “Aggraverà i rischi, torniamo indietro di 40 anni”
Approvato in Senato senza accogliere nessuna istanza dei familiari delle vittime: “Riforma sbagliata e pericolosa per la sicurezza. Non in nostro nome!”
La riforma del Codice della Strada, fortemente voluta dal Ministro Salvini, è stata approvata in Senato ignorando completamente le istanze presentate dalle principali associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, dalle organizzazioni ambientaliste e sindacali, e dalle associazioni per la mobilità sostenibile. Complessivamente sono 30 le realtà che hanno espresso la loro netta contrarietà a una legge giudicata pericolosa e retrograda.
Le associazioni accusano: «Questa riforma non è una soluzione alla violenza stradale, ma rischia di aggravarla ulteriormente. Il Ministro e il Governo mentono quando affermano che questa legge risponde alle richieste dei familiari delle vittime: non è stata scritta in nostro nome né in quello delle migliaia di persone che ogni anno perdono la vita sulle strade italiane». La riforma, approvata senza modifiche nonostante mesi di proteste, riduce le regole di sicurezza per i veicoli a motore e restringe le misure a tutela degli utenti più vulnerabili della strada, come pedoni, ciclisti, bambini e anziani. Contestualmente, la Legge di bilancio 2025 prevede un taglio di 154 milioni di euro per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile, segnando un pericoloso arretramento per il Paese.
Secondo le associazioni, il nuovo Codice si concentra esclusivamente sulla repressione degli incidenti già avvenuti, senza affrontare le cause principali come l’eccesso di velocità e la distrazione al volante. Alcune delle criticità più gravi evidenziate sono: Limitazione degli autovelox, invece di un controllo più severo della velocità, che rimane la principale causa di incidenti gravi e mortali. Divieto di controlli automatici sull’uso del cellulare alla guida, nonostante la distrazione sia tra i principali fattori di rischio. Una sola multa per più infrazioni, una misura che rischia di incentivare comportamenti pericolosi. Ostacoli alla creazione di zone sicure per pedoni e ciclisti, come piste ciclabili, aree pedonali e zone a traffico limitato, fondamentali per ridurre il rischio di incidenti nelle città. Maggiore centralizzazione, con i Comuni vincolati da decreti ministeriali che riducono la loro autonomia nella gestione della sicurezza stradale.
“Questa riforma riporta l’Italia indietro di 40 anni, sia in termini di mobilità sostenibile che di sicurezza stradale – denunciano le associazioni – e aumenta il divario con il resto dell’Europa, dove le riforme hanno portato a una riduzione significativa delle vittime. L’Italia, invece, è già al 19° posto su 27 per tasso di mortalità stradale”.
Questa mattina le associazioni hanno organizzato un flash mob di protesta a Roma, in Piazza Vidoni, vicino al Senato, mentre la petizione online lanciata ieri sul sito www.codicedellastrage.it ha già raccolto oltre 9.000 firme. L’obiettivo è chiedere al Governo e al Parlamento di collaborare per riscrivere un Codice della Strada che sia veramente orientato alla sicurezza di tutti gli utenti.
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