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Sant’Erasmo: invasione… dolce in piazza

Nel pomeriggio, la contrada, in massa, si è portata in centro per una visita alla Croce, in Basilica, e per gustarsi un gelato...

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Sant'Erasmo festeggia in piazza San Magno 4 di 16

Un maniero esploso di felicità. Così, ieri sera (… ma anche oggi e chissà ancora per quanti giorni) è apparso all'intera città quello di via Milano, sede storica della contrada sant'Erasmo.

La vittoria è stata festeggiata con canti, abbracci e… pianti a dirotto. 

Dopo la festa nella propria chiesa e la consegna della Croce in Basilica, la marea biancoazzurra, ieri sera, ha festeggiato a lungo in maniero.

Durante la notte, l'immancabile, rituale viaggio al Monumento, dove il Guerriero è stato vestito con le bandiere del corvo. Una "scalata" che i giovani contradaioli hanno effettuato da perfetti… alpinisti.

E in mattinata ecco l'Albertone colorato tutto di bianco e azzurro.

Qualcuno (come Matteo Garegnani, l'addetto corsa) durante la notte non ha proprio chiuso occhio. E' rimasto in stalla a rivedere nella mente batteria e finale. A ripensare alla vigilia, carica di tensione, ma anche di consapevolezza: il cavallo era in forma, Giuseppe (Zedde, il fantino) ancor più. 

«Alla contrada dedico questo bel momento  — aveva così commentato Giuseppe Zedde subito dopo la vittoria — perché mi ha dato sempre fiducia. E’ una cosa importante sentire che qualcuno crede in te e in un progetto. Un pensiero anche fratello del capitano Taiana, scomparso qualche tempo fa».

Addirittura commovente capitan Francesco Taiana. Ha visto (visto?) l'ultimo giro di pista in ginocchio, quasi impietrito dall'emozione, assolutamente felice e con il pensiero là dove spesso vola il suo fraterno ricordo verso chi non c'è più. Ha confezionato questa vittoria durante un lungo, intenso inverno di preparazione. Oggi, si gode un successo strameritato. E' tra i capitani più giovani, ma ha saputo farsi rispettare con il suo carattere gioviale, sincero, genuino. Si è trovato a gestire un Palio complicato. Non si è fatto però trascinare da quella superbia e dal quel pressapochismo di quanti, in questo ambiente, ritengono di saper tutto loro e di non aver bisogno di suggerimenti. Sicuramente, ha dimostrato di saper ascoltare e poi di decidere insieme con i suoi collaboratori più vicini. Complimenti.

Il gran priore Mario Almici è la serenità fatta persona. Sorride, convinto di essere a capo di una contrada forte, numerosa, vivace, allegra e, comunque vada, fortemente unita. Lo ha dimostrato in alcuni momenti di profondo dolore, lo ha confermato in queste ore di estrema gioia. Almici, come tutti quelli del corvo, merita di godersi questi momenti e una nuova attesa: quella della traslazione, perchè «ho sognato a lungo di raccogliere dalle mani del supremo magistrato il Peso, simbolo della vittoria – ci dice quasi emozionato – e, adesso che si sta realizzando, ho davvero tanta voglia che arrivi presto. Sono davvero pronto a portare questo premio in maniero!».

Nel pomeriggio, la marea biancoazzurra, dopo l'invasione di pista per festeggiare la vittoria, ha optato per un'altra scorreria… dolce. Così, in massa, ecco il viaggio in centro per gustarsi un cono di gelato da "Sole e Luna". Prima, però, doverosa, una visita alla Croce nella vicina Basilica.

E più tardi l'aperitivo al Bar Galleria dell'amico Giuseppe Cagnetta, per proseguire i festeggiamenti, in attesa della traslazione di sabato sera, quando la Croce dalla Basilica farà ritorno nella chiesa di corso Sempione e il gp Almici coronerà il sogno di ricevere in premio il Peso dello scultore Nicola Salvatore.

marco tajè e gea somazzi

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Pubblicato il 02 Giugno 2014
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