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Impianto per la Sclerosi Multipla: Garbagnate fa da apripista

Ad installare per la prima volta in Europa il “neurostimolatore  midollare” è stato un medico dell'ospedale di Garbagnate...

Con un telecomando si possono “spegnere” i dolori e riprendere a camminare. A vedersi trasformare con un intervento chirurgico parte della sua vita, è stato un cinquantenne di Cesate, Massimo Castelnovo,  affetto dal 2009 da sclerosi multipla. A dargli un mano è stata l’Unità Operativa Cure Palliative e Terapia del dolore dell’ospedale Salvini di Garbagnate che per la prima volta in Europa ha installato un “neurostimolatore  midollare”, in un paziente affetto da sclerosi multipla. 

Ad installare questo piccolo impianto è stato il dottor Carlo Angelini medico dell’unità operativa garbagnatese, uno dei quattro centri Hub di terapia del dolore in Lombardia, diretto dal dottor Michele Sofia, di Legnano. “Non avevo mai avuto  disturbi particolari. Ma col passare del tempo si sono presentati i primi dolori. Non riuscivo più a camminare, a stare seduto, facevo fatica anche a scrivere e leggere il giornale. Nel 2009, dopo un ricovero in ospedale ho scoperto la triste realtà. E così ho accettato la malattia senza però arrendermi mai.  Grazie alla fede, agli amici, alla famiglia, ho compreso quanto sia bello vivere” racconta Massimo Castelnovo. 

Poi è arrivata la decisione, presa con i medici dell’ospedale di Garbagnate, di farsi impiantare un neurostimolatore per il trattamento del dolore cronico. Il primo caso in Europa che riguarda un malato di sclerosi multipla. “Il neurostimolatore – affermano i dottori Michele Sofia e Carlo Angelini – viene impiantato chirurgicamente con anestesia locale. Un generatore programmabile di impulsi elettrici, analogo al pacemaker cardiaco, viene inserito sotto la pelle dell’addome o appena sopra i glutei. Questo trasmette i segnali elettrici a un elettrodo posizionato nel canale vertebrale. Un telecomando attiva o disattiva lo stimolatore e ne regola l’intensità, modificando la percezione della sintomatologia dolorosa di origine neuropatica. Il più delle volte l’intensità del dolore si riduce di circa l’80% e spesso si azzera”.

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Ottobre 2015
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