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“Mese di maggio, a Legnano è solo il mese del Palio”

Un simpatico amarcord di un lettore a distanza di quasi 30 anni. Dalla sua prima volta, da non legnanese, ai giorni nostri

palio legnano

Maggio per tutti è il mese delle rose, il mese dell’amore, il mese della Festa della Mamma, il mese della Madonna, ma per Legnano e per i Legnanesi è il mese del Palio.
Già a metà aprile nelle vie appaiono i gonfaloni ufficiali delle contrade seguiti a ruota dagli stendardi messi sui balconi o fuori dalle finestre dai contradaioli. Molto spesso per le vie e nelle piazze di Legnano si vedono i contradaioli passeggiare con al collo il foulard della propria contrada.

Io non sono di Legnano però già all’età di 5 o 6 anni ho assistito alla sfilata del corteo storico.
Era una domenica di maggio dell’inizio degli anni ’50 del secolo scorso. Mio padre mi mette sulla canna della bicicletta e mi dice “andém a vidè ul Carociu”. Mia madre ci segue in sella alla propria bicicletta (alcuni anni dopo tutti e tre ci rechiamo a Legnano con il Motom facendo però prima una sosta per il pranzo a casa di mia zia, sorella di mio padre, che ritornata a Legnano abitava in via Magenta … ci ha lasciati alcuni anni fa all’età di 103 anni).
Mio padre lavorava alla Franco Tosi sui trapani e mi diceva che nel suo reparto c’erano Felice Musazzi e Tony Barlocco dei Legnanesi (quest’ultimo faceva il “marcatempo”). Mio padre era entrato alla Franco Tosi nel 1923 dopo che non lo avevano assunto all’Alfa Romeo perché non aveva la tessera del partito fascista. Durante il periodo bellico aveva fatto parte della squadra interna dei pompieri e mi aveva detto che, quando avvenivano i bombardamenti essi ritardavano sempre gli interventi per domare le fiamme rischiando rappresaglie da parte dei tedeschi. Ma questa è un’altra storia e ritorniamo al Palio o, meglio, alla Sagra del Carroccio come era chiamata fino a qualche decennio fa (se non erro).

Come dicevo, ogni anno nell’ultima domenica di maggio venivo a Legnano con i miei genitori ed assistevo alla sfilata stando sul corso Italia. Molto spesso pioveva ma questo non ci impediva di seguire completamente la sfilata. Chiaramente la nostra era solo una presenza ad una rievocazione storica in quanto ci mancava lo spirito della Contrada.

Quando ho frequentato l’ITIS A. Bernocchi nella prima metà degli anni ’60 avevo come compagni di classe 3 di San Bernardino, 1 della Flora, 2 di San Magno e 2 di Sant’Erasmo (uno di essi sarà poi Gran Priore per 3 anni per Legnarello, uno vincente) e quindi assistevo alle loro discussioni ed ai dispetti che si facevano fra di loro e chiaramente agli sberleffi verso i perdenti quando una delle loro contrade vinceva, Per era ancora assidua la presenza alla sfilata, mai avevi assistito alla corsa dei cavalli per l’assegnazione del Crocione. Poi gli impegni di lavoro mi avevano portato in giro per il mondo, ma se a maggio ero a casa era obbligatorio andare con moglie e figlia ad assistere alla sfilata.

Verso la fine del secolo scorso assumo un contratto di consulenza commerciale con una azienda di Legnano il cui titolare era stato Gran Priore ed aveva ancora un ruolo di spicco nella sua contrada. Dopo pochi mesi dall’inizio della collaborazione arriva maggio ed il mio cliente mi convince a partecipare ai vari eventi della contrada: incontro con il fantino, vado a vedere dove è tenuto in gran segreto il cavallo, assisto alle prove della corsa al venerdì mattina, alla Provaccia del venerdì sera e alla cena propiziatoria del sabato sera. Poi, finalmente, assisto per la prima volta alla corsa. L’attesa è fremente. Avevo inteso che questo era l’anno giusto e che tutti i giochi e “promesse” erano state fatte. Il fantino era dei migliori ed il cavallo aveva delle qualità uniche.

Sono in tribuna coperta, partenze. Ora non ricordo bene l’andamento delle due batterie ma solo che la finale viene dominata dal cavallo della contrada che mi ha ospitato e che mi ha fatto conoscere dall’interno il mondo del Palio e delle Contrade. Grazie a questa vittoria la contrada perde il titolo di “contrada nonna”. I contradaioli entrano in campo e si impossessano del Crocione e lo portano in giro per la loro contrada.

Nei due anni a seguire partecipo ancora alla vita della contrada nel tempo del Palio (mia figlia sfilerà nell’anno successivo alla vittoria) ma mi manca lo spirito del Contradaiolo.

Terminato l’incarico lavorativo con quell’azienda sono ritornato ad assistere solo alla sfilata guardando poi la corsa in televisione. Quest’anno, forse, avendo ritrovato un vecchio compagno del Bernocchi, mi sarà data la possibilità di assistere alla corsa all’interno dello stadio.

Remo Vignati

Redazione
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Pubblicato il 16 Maggio 2024
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