Con la Tari e i suoi presunti mancati pagamenti, la legge italiana avrebbe da insegnare anche a Kafka
Le considerazioni di un lettore coinvolto in una vicenda di presunti mancati pagamenti della tassa
Buongiorno direttore. Le sottopongo una vicenda che dimostra che Kafka avrebbe da imparare dalla legge italiana.
Sono un cittadino del comune di Legnano che oggi 23/03/2021 si è visto recapitare un atto giudiziario da parte dell’ufficio tributi con cui mi si intima di pagare una multa per un presunto mancato pagamento della TARI per l’anno 2015.
Nell’accertamento è riportato che secondo il regolamento “tal de tali” , tenuto conto che a causa del COVID l’ufficio ha “dovuto” sospendere i lavori di accertamento e controllo dei versamenti ricevuti negli ultimi 5 (cinque) anni per 85 giorni, il termine ultimo “per loro” per mandare le raccomandate con le multe (e gli interessi) non è più entro cinque anni dalla data in cui si è commessa l’infrazione (da loro presunta) viene “automaticamente” prorogato al 26 marzo 2021.
Fino ad oggi il cittadino era tenuto a conservare le ricevute per cinque anni (dal 2015 al 2020) ma siccome purtroppo l’ufficio preposto non ha potuto svolgere appieno il loro controllo per 85 giorni, quest’anno i documenti andavano conservati 85 giorni in più e e cioè fino al 26 marzo 2021.
Ora quelli che hanno buttato le ricevute piu’ vecchie di 5 anni come faranno a dimostrare che avevano o meno pagato il dovuto? Chi hanno avvisato di tenere le ricevute ancora per 85 giorni perché “non potevano” lavorare? Visto il periodo difficile che tutti stiamo attraversando era necessario inviare queste contestazioni addirittura a 3 giorni della scadenza dei 5 anni più la proroga di 85 giorni?
Altro che rottamazione delle cartelle e decreti ristoro, qui si cerca di approfittare il più possibile per spremere il cittadino. Scusi l’ inutile sfogo.
Lettera firmata
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