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Unioni Civili: «Felice per chi vede riconosciuta l’uguaglianza di fronte alla legge»

12 Febbraio 2014

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giorgio Re in merito al dibattito sul registro delle unioni civili particolarmente acceso in questi giorni dopo l'iscrizione delle prime coppie. 


Egregi Signori,

 desidero esprimere la mia opinione in merito a quanto la redazione di Legnanonews – che ringrazio per l'attenzione dedicata al tema e per le modalità secondo le quali il tema è stato affrontato (Qui l'articolo, Unioni civili, la prima coppia omosessuale: «Una firma per tutti gli "invisibili"») – ha pubblicato in merito alle recenti registrazioni nel Registro delle Unioni Civili, da poco istituito dall'Amministrazione Comunale di Legnano. In particolare vorrei riferirimi al "dibattito" che ha fatto seguito alla/e notizia/e in sé.

Al contrario del Signor Paiusco io sono abbastanza meravigliato. Sono meravigliato dal fatto che il profluvio di commenti segua l'iscrizione nel registro suddetto da parte di una coppia omosessuale. Forse ho perso qualche passaggio, ma non mi risulta che ciò sia avvenuto quando la prima coppia -eterosessuale – ha compiuto lo stesso passo. A questa coppia vanno tutti i miei auguri, accompagnati purtroppo dal rammarico a fronte del fatto che, come mi pare di aver inteso, sia stata "tirata in ballo" suo malgrado in questo scambio di opinioni.

Lo scambio libero di opinioni diverse, persino opposte, è la base della democrazia, così come del vivere civile. Dai tempi delle polis dell'antica Grecia, Atene in primis. Va accettato, rispettato e difeso. Lascia un po' perplessi quando va a toccare i sentimenti e, soprattutto, il principio altrettanto sacro dell'assoluta uguaglianza in termini di doveri, ma anche di diritti, tra cittadini, sancita in primo luogo dalla nostra Costituzione. Un principio a cui l'Amministrazione Comunale di Legnano si è certamente ispirata, nei limiti delle sue competenze, offrendo a tutti un strumento in più, perché tale uguaglianza diventi un pochino più concreta e fattiva: il registro stesso, menzionato sopra.

Conosco abbastanza bene l'iter che ha portato l'attuale Giunta all'elaborazione e all'introduzione del registro. Posso pertanto garantire che, nel testo e nelle intenzioni, nulla di è di più lontano dalla volontà di assimilare questo genere di unioni al concetto di matrimonio. Una volontà peraltro ben al di sopra delle prerogative di cui si può valere un'Amministrazione Comunale. 

Si potrebbe discettare che il matrimonio omosessuale, o comunque il riconoscimento a pieno titolo delle unioni tra omosessuali, è un dato acquisito in gran parte dell'Europa Occidentale, in diversi Paesi dell'Europa Centro-Orientale, in molti Stati parte degli USA, in Canada, Australia, Nuova Zelanda, in tre Paesi dell'America Latina. Si potrebbe discettare sul fatto che la nostra stessa Costituzione afferma come il matrimonio sia "ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare", senza alcun cenno al fatto che i coniugi debbano necessariamente essere di sesso diverso. Si potrebbe discettare sui clamorosi ritardi e sulle clamorose inadempienze da parte dell'Italia rispetto ai numerosi richiami che giungono da Bruxelles e da Strasburgo affinché gli Stati membri dell'Unione Europea mettano in atto quanto possibile perché ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale dei cittadini venga eliminata.

Si potrebbe discettare sul fatto che tali ritardi e tali inadempienze si sono accumulati sostanzialmente nel corso dei due ultimi decenni. Decenni in cui il nostro Paese è stato governato pressoché sempre da una ben precisa parte politica. Non intendo discettare su nulla di tutto questo. Mi permetto solo di opinare in merito a quanto afferma nella sua lettera il Consigliere Colombo, che fa cenno a "leggi naturali" di cui la Costituzione avrebbe "solo preso atto codificandole e disciplinandole" così da definire il concetto di famiglia  che sarebbe basata su "diversitá che completandosi a vicenda permettono al genere umano, composto da uomini e donne, da padri e madri, da fratelli e sorelle, di continuare ad esistere come é accaduto da che mondo é mondo".

Nella Costituzione io non ritrovo alcun cenno alla necessità della diversità di sesso come presupposto essenziale perché una famiglia venga a formarsi. Sempre con riferimento alla stessa lettera, mi permetto di ribaltare l'affermazione del Consigliere Colombo secondo cui "non si vede perché chi ha fatto le sue scelte, assolutamente da rispettare, debba pretendere poi di inquadrarle entro un’istituzione che è per sua natura fondata sull’eterosessualità e finalizzata alla generazione e all’educazione di figli, usufruendo dei medesimi diritti e non avendo di contro alcun dovere". In Italia gli omosessuali si attengono ai doveri di ogni cittadino, godendo di minori diritti. Pagando le tasse, gli omosessuali finanziano le pensioni di reversibilità, garanzia sociale di cui essi stessi, ad oggi, non possono fruire. Pagando le tasse, gli omosessuali sostengono l'istruzione pubblica a favore dei figli delle coppie eterosessuali, non potendo essi stessi essere genitori. Sia chiaro, ogni centesimo speso per l'istruzione, per la cultura, per la ricerca è un centesimo speso bene.  Ma i benefici che possono derivare dalla certezza che il nostro Paese formi al meglio le nuove generazioni, dovrebbero essere equamente ripartiti. A fronte del fatto che i sacrifici fatti perché ciò avvenga sono già più che equamente ripartiti, visto che gli omosessuali, le cui unioni non hanno ancora un riconoscimento nazionale, non godono, per esempio, di alcuna agevolazione fiscale che invece le famiglie giustamente hanno.

Concludo con una considerazione del tutto personale. Ero presente all'atto di consegna alla coppia omosessuale del certificato di  iscrizione al registro più volte citato. C'erano parecchie persone. Di generazioni differenti, di opinioni differenti (ne conosco abbastanza per poterlo affermare con certezza)  e, diciamolo, con percorsi di vita e gradi di istruzione differenti. Al di là di tutte queste differenze, io ho percepito un solo sentimento, condiviso da tutti. Il sentimento della felicità e della partecipazione sentita e sincera alla felicità di due persone che si vogliono bene e che vedono riconosciuto  – almeno in parte – niente di più che un loro diritto. Quello dell'uguaglianza di fronte alla legge in uno Stato laico.

Grazie, cordiali saluti.

Giorgio Re 
 

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