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RIFLESSIONE SUI REFERENDUM DI SALVATORE FORTE (PD)

10 Giugno 2011

I referendum in Italia, da alcuni anni, non godono di buona salute. La tendenza è cercare di boicottarli in tutti i modi: con il silenzio, facendoli passare per inutili, non entrando in contraddittorio sulle tematiche sollevate, ricordando alla gente che non è un obbligo andare a votare e, conseguentemente, invitandola più o meno esplicitamente appunto a non andare a votare.

Fateci caso, negli spazi elettorali non c’è un manifesto che inviti a votare NO, illustrando magari anche le ragioni della scelta; ci sono invece tanti spazi vuoti con cui si cerca di snobbare l’avversario dando la sensazione che quest’ultimo si sia imbarcato in una questione che non merita attenzione. Eppure il referendum è forse il principale strumento di democrazia diretta, attraverso cui il corpo elettorale esprime direttamente la propria volontà su un tema specifico.

E la decisione presa dal popolo sovrano vincola il legislatore al rispetto della stessa. Il votare ai referendum come alle altre competizioni elettorali certo non è un obbligo ma è un diritto-dovere civico, politico, sociale e istituzionale: un diritto – dovere una volta molto sentito oggi diventato incerto, trascinato in qualche modo nel vortice del degrado etico e morale di questo nostro paese.

Per fortuna che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appena ricordato che lui è un elettore che ha sempre fatto il proprio dovere e che quindi si recherà a votare per esprimere la propria opinione. E allora, per senso delle istituzioni e per l’alto valore educativo della partecipazione, è importante che si vada a votare per i referendum e si esprima così il proprio parere che non può essere espresso con il non voto.

Il non voto è un voto non dato e nulla dice sulle idee dell’astenuto, il quale così facendo non è utile né a se stesso né al paese. Sbaglierebbe poi chi pensasse che l’esito positivo dei referendum sia il modo per dare la spallata finale a un governo dannoso per l’Italia. I referendum sono oltre questo proposito; si occupano, se così si può dire, di cose più serie, che non sono di destra o di sinistra e che coinvolgono la qualità della vita, la sicurezza, l’uguaglianza dei cittadini e la tutela dell’ambiente che consegniamo ai nostri figli.

I quesiti sull’acqua. Siamo fatti per la gran parte proprio di acqua, il nostro corpo sopravvive più facilmente senza cibo che senz’acqua: non foss’altro che per questo dovremmo essere fortemente e responsabilmente impegnati a difenderci dal rischio che l’acqua venga privatizzata e diventi un prodotto che darà profitto a pochi e sofferenza a molti.

Votando SI al quesito referendario
n. 1 si fermerà la privatizzazione dell’acqua e si impedirà che sia il mercato a gestire i servizi idrici e gli altri servizi pubblici. Votando SI al quesito referendario
n. 2 si impedisce ai privati di guadagnare denaro sulla gestione delle risorse idriche. L’acqua è un bene primario e deve essere garantita a tutti indipendentemente dal censo. Solo una gestione pubblica efficiente ed efficace può essere garanzia di equità ed uguaglianza (ovviamente anche una gestione pubblica va sottoposta a rigidi controlli per evitare storture e devianze).

Insomma non tutto può essere mercato ed essere valutato con le leggi dell’economia. Il quesito sul nucleare Lo stesso impegno e la stessa responsabilità devono guidarci nella valutazione del quesito referendario

n. 3, ricordando per iniziare che già nel 1987 gli italiani si erano espressi contro il nucleare e le sue troppe incognite e i suoi grandi rischi per la salute delle popolazioni dell’intero pianeta. Il riferimento alla presenza di centrali nucleari in zone limitrofe ai nostri confini e la necessità di pagare meno l’energia sono argomenti fuorvianti perché la sicurezza, la tutela della salute e la qualità della vita dei nostri figli non hanno prezzo comparabile. Votando SI si ribadisce che il nucleare in generale, e quello proposto dal governo italiano in particolare, è contro il futuro (un futuro che invece si rende possibile attraverso lo sviluppo dell’economia verde, dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili come il solare, l’eolico, le biomasse, i biocarburanti e la geotermia).

Il quesito sul legittimo impedimento Un desiderio dovrebbe prioritariamente guidarci: quello di essere governati da persone che non abbiano pendenze con la giustizia. Insomma invece di lasciarci ingabbiare nella discussione per cui un presidente del consiglio dovrebbe potersi dedicare al suo compito (perché eletto dal popolo) senza pensare ai suoi guai giudiziari, dovremmo ribadire con forza che vogliamo sapere da chi siamo governati: un galantuomo o uno di male affare. Votando SI al quesito referendario

n. 4 si sottolinea che per la Costituzione tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e che il bene comune viene prima di quello individuale. Partecipare ai referendum come partecipare alla cosa pubblica è un esercizio di libertà e significa anche cambiare i paradigmi di riferimento per garantirci un futuro migliore di quello che ci stanno prospettando.

Salvatore Forte
portavoce Circolo di Legnano del Partito Democratico  

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