20 Marzo 2015

Dicevano: sarà un ospedale immerso nel verde. E tutt’ora lo è. Il prolungamento del Parco Altomilanese rafforzerà la garanzia di un nosocomio che corrobora la speranza di guarigione con l’immagine di una natura integra e salubre.
 
Oggi urge un impianto di biogas e compostaggio. E’ indispensabile costruirlo quanto però, contemporaneamente, salvaguardare la missione di quel nosocomio avvolto nel “green”.
Ma le due realtà sono conciliabili in una esistenza di vicinanza? E’ possibile far convivere una fonte di inquinamento atmosferico con un luogo di cura? Logica vorrebbe porre la massima distanza possibile tra le due entità aldilà delle norme che, per loro natura, sono chiamate a dare concretezza alle leggi ma nel regolamentarle ne definiscono anche la filosofia. Le loro particolari funzioni pongono le due realtà agli antipodi per una supposta loro reciproca compresenza; tant’è che la legge prevede fasce minime di rispetto a tutela  dei degenti.
Tuttavia spontaneamente ci si chiede: perché rischiare di rendere impraticabile un luogo di cura?.
 
Ai pazienti, già vittime della loro sofferenza implicita, si vuole aggiungere l’aggravante di un’aria insalubre.
 
Morale. Avremo un declino dell’ospedale a causa di carenza di ospiti e di personale qualificato che ovviamente sceglieranno altri nosocomi. In seconda istanza, quando avrà procurato il danno, l’ impianto di compostaggio sarà destinato alla sua demolizione.
 
Giosuè Pinzan