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NUCLEARE… PERCHE' AGOSTINO MARAZZINI VOTERA' SI'

8 Giugno 2011

Nonostante i ripetuti tentativi posti in atto dal governo di impedire il referendum sul nucleare domenica potremo esprimerci su una questione vitale per noi e per le future generazione. I fautori del nucleare sostengono che ci esprimeremo sull’onda emotiva di Fukushima e non su basi razionali. Voglio loro ricordare che negli ultimi 32 anni si sono verificati ben tre incidenti severi (avvio del processo di fusione strutturale per mancanza di adeguato raffreddamento del nocciolo) (Three Miles Island 28/3/ 1979; Chernobyl 26/4/1989; Fukushima 11/3/2011).

La realtà è che la produzione di energia elettrica da fonte nucleare basata sulla fissione nucleare innesca un processo che non siamo però in grado di arrestare; in caso di incidenti per limitare i danni siamo costretti a costruire sarcofaghi di cemento armato da rinnovare periodicamente, come da anni sta avvenendo a Chernobyl. In questo contesto in Italia per esigenze propagandistiche volte a rassicurare i cittadini sulla salubrità del nucleare l’Agenzia per la sicurezza nucleare, preposta a sorvegliare una tecnologia difficile e complessa per sua natura, è stata affidata a Umberto Veronesi, personalità di indubbia professionalità medica ed oncologica, ma non certo un tecnico nucleare.

I fautori del nucleare sostengono poi l’assenza di un valido motivo per il quale l’Italia debba restare fuori dal nucleare, unico paese del G8 a non presentare nel suo mix energetico la generazione da fonte nucleare, pur essendo circondato nel raggio di 200 km dai propri confini da 26 reattori nucleari in attività: dimenticano anche in questo caso che gli effetti delle radiazioni diminuiscono di intensità con la distanza ed il passare del tempo.

Altri argomenti portati a sostegno del nucleare riguardano gli effetti positivi sull’ambiente, con un considerevole abbattimento dei “gas serra”, il minor costo di produzione dell’energia, accanto ad altre argomentazioni che per ragioni di spazio non possiamo affrontare (dipendenza energetica, competitività tecnologica, …). Con riguardo alla tutela ambientale, viene sottaciuto il problema dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi. In base al livello di radioattività e al tempo di decadimento, cioè il periodo necessario perché la loro radioattività scenda sotto i livelli di quella presente in natura, i rifiuti sono classificati: a bassa attività (tempo decadimento 20 -30 anni); a media attività (circa 300 anni); ad alta attività (migliaia di anni). Un impianto di nuova generazione durante la sua vita utile (40 – 60 anni) produce annualmente 95 metri cubi di rifiuti, di cui 15 ad alta attività; a questi vanno aggiunti quelli prodotti dallo smantellamento dell’impianto.

In Italia per ora esistono solo depositi di stoccaggio provvisori, nessun sito per quello definitivo;in Svezia e Finlandia è stata individuata una soluzione che prevede lo stoccaggio definitivo in strati geologici profondi, il successivo monitoraggio attraverso un sistema di gallerie di accesso fino a quando le autorità competenti non stabiliranno la chiusura definitiva mediante riempimento e la sigillatura dei cunicoli e delle caverne: il tutto con tempi e costi ancora da definire.

Relativamente alla convenienza economica va sottolineato che la determinazione del costo di produzione dell’energia elettrica da fonte nucleare rappresenta un aspetto critico, con rilevanti congetture, dovendo tener conto dei costi:
a) di investimento (più elevati rispetto a quelli di una centrale a fonte fossile stimati in circa 5 miliardi di Euro per ogni unità di ultima generazione);
b) di esercizio (inferiori per il minor costo del combustibile);
c) smantellamento dell’impianto, stoccaggio provvisorio e definitivo per i quali non esistono serie storiche convenzionalmente assunti pari al 17 – 18% dei costi di investimento.

Forse anche per questa aleatorietà nei calcoli, per molti impianti esistenti è stato richiesta l’autorizzazione per estendere la vita dell’impianto da 40 a 60 anni; senza tenere in alcun conto del principio di precauzione che consiglierebbe altre scelte come fatto dalla Germania.

Che fare?
Per rispondere alla questione energetica, dobbiamo puntare molto di più sul risparmi, riducendo gli sprechi, favorendo un utilizzo razionale dell’energia, sia da parte del pubblico che da parte dei privati. L'esperienza giapponese di questo periodo dimostra che pur in presenza di una diminuzione della produzione energetica di oltre il 20% determinata dall’incidente di Fukushima e dall’arresto di un’altra centrale collocata in un sito ad alto rischio geologico, la riduzione dei consumi ha evitato il temuto collasso energetico. Ancora una volta la saggezza popolare del vecchio adagio “I primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati” dimostra anche in questo campo tutta la sua validità.

Per concludere voglio ricordare ad un mio giovane elettore nuclearista convinto e studente del quinto anno di ingegneria, che la scelta di domenica impegna il paese per cinque anni, dopodiché valuteremo serenamente gli sviluppi della tecnologia basata sulla fusione nucleare, prevista per il 2020.  

AGOSTINO MARAZZINI
consigliere comunale di Parabiago

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