MOSTRA ZORAN MUSIC: LA DIDASCALIA SBAGLIATA
19 Dicembre 2011
Buongiorno Direttore, prendo spunto dalla visita di Giuseppe Marazzini e dei suoi amici alla mostra di Zoran Music al Palazzo Leone da Perego di Legnano per segnalare un errore nelle didascalie della mostra che per me ha del clamoroso. Ho già segnalato da settimane l’errore ai curatori della mostra: “Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche”, ma non mi è arrivata alcuna risposta. La didascalia di cui sto parlando è questa: ‘Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio cammino, lo so fin da ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile. Perchè perfino là, accanto ai camini, nell’intervallo tra i tormenti c’era qualcosa che assomigliava alla felicità. Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli ‘orrori’: sebbene per me, forse, proprio questa sia l’esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno‘. Ebbene questa riflessione non è di Zoran Music ma è del Premio Nobel Imre Kertèsz, ebreo ungherese, deportato ad Auschwitz e Buchenwald nel romanzo ‘Essere senza destino‘, Feltrinelli, 2006, p.220. http://lafrusta.homestead.com/rec_kertesz.html Mi chiedo come sia stata possibile la svista, anzi la doppia svista perché il passo citato compare anche nel retro di copertina della pubblicazione ufficiale della mostra e attribuito sempre a Music. La “felicità in mezzo ai camini” di cui parla Kertèsz è la speranza di tornare a Budapest per abbeverarsi alla vita. In questo sentimento di “felicità a Buchenwald” è vivo anche il forte legame che il piccolo Imre aveva stabilito con un altro deportato ebreo ungherese, di qualche anno più grande, che gli salverà la vita spronandolo e sorreggendolo quando le forze fisiche e mentali stavano per esaurirsi in lui consegnandolo alla morte precoce. Spero che questa lettera stimoli nei curatori della mostra una risposta che serva di chiarificazione. Cordiali saluti Giancarlo Restelli “Senza destino” (2005) di Lajos Koltai è un film bellissimo con le musiche stupende di Morricone. La “felicità” in Imre Kertèsz “Sentii parlare molto del passato, molto del futuro, e soprattutto sentii parlare moltissimo – e posso dire: da nessuna parte pare che se ne senta parlare tanto come appunto tra i prigionieri – della libertà, e in fondo, credo, è più che comprensibile… Esiste un determinato momento della giornata, tra il ritorno dalla fabbrica e l’appello della sera, un’ora particolare, sempre vivace e senza costrizioni, che nel campo aspettavo più di ogni altra cosa e che amavo molto – del resto coincide generalmente con l’ora del rancio” ‘Essere senza destino’ restellistoria.altervista.org/author/admin/ |
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