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Maestre Speciali a Legnano: missione possibile nella Scuola Pubblica

6 Luglio 2016

Circa cinque anni e mezzo fa mio figlio compì sei anni ed ecco il dilemma della scelta della scuola elementare. 
“La scuola pubblica sta perdendo le risorse migliori”, alcuni ci dissero. Bassa qualità? Chissenefrega, da piccolo frequentai le Don Milani di Legnano e trovai un ottimo maestro e, oltretutto, l’esperienza dell’asilo privato non è stata pienamente convincente, e non me ne voglia Maria Montessori illuminata. 
La scelta per il mio bambino cadde sulla scuola pubblica, per la sua storia e perché lì e soltanto lì si può trovare una goccia di mondo distillata in una classe. 
Come avrebbe affrontato questa avventura? Chi avrebbe incontrato? Ma soprattutto chi avrebbe avuto l’onore di incidere nella sua memoria una delle esperienze più importanti e indimenticabili della sua vita? 
Primo giorno di scuola. Fuori dall’aula della 1^A delle Don Milani di Legnano lo attesero due Maestre vestite da fate con tanto di cappello e bacchetta. Accolsero lui e i piccoli compagni di viaggio con una magia, un rito di iniziazione, un piccolo dono, un simbolo di appartenenza a quella che sarebbe stata una classe e una storia pazzesca. Subito capii che mio figlio trovò una seconda casa dove avrebbe imparato a stare con gli altri e a crescere nonostante quella maledetta paura di aver non aver fatto la scelta giusta. 
Dopo quel giorno Grazia e Marina abbandonarono i vestiti da fate, perché in verità non ne avevano bisogno in quanto già fermamente consapevoli della potenza dell’insegnamento fondato su un metodo convincente e coinvolgente. Trasmisero presto l’entusiasmo e la fiamma dell’apprendimento ai propri alunni: mio figlio vivrà cinque anni pieni di stimoli. La curiosità intellettuale e la fame di conoscenza si impadroniranno presto di lui e di molti dei suoi compagni. 
Non ho mai pensato che l’educazione di un bambino debba essere affidata alle insegnanti perché l’approccio alla vita e i fondamentali dell’educazione si fondano in primis sugli esempi della famiglia. Insomma, il grosso lo dobbiamo fare noi. Ma si faccia avanti quel genitore che non si aspetti un contributo dalle maestre dei propri figli anche soltanto per colmare le proprie lacune, le proprie assenze e le profonde incoerenze tra il sano proposito di educare e i propri comportamenti non sempre esemplari. Egoismo irrazionale, difficile da debellare.
Anche oggi, cinque anni dopo, mentre lavoro lontano da via Bissolati, il senso di gratitudine verso l’opera di Marina e Grazia ha radici profonde nel conforto che mi ha dato la costante sensazione di sapere che il mio bambino è “in ottime mani”. Ma non è stato soltanto il crescendo di brillanti e coraggiose iniziative didattiche di livello regionale e nazionale intraprese da queste due Maestre moderne e visionarie (Opera Domani, Concorsi Enel, Premi Expo, ecc.) a convincere dell’altissima qualità del loro progetto educativo. “…Perché in mezzo c’è tutto il resto, e tutto il resto è, giorno dopo giorno, COSTRUIRE”. E ciò che è stato costruito non riguarda soltanto la conoscenza, il linguaggio e il far di conto ma riguarda un metodo e un approccio ai problemi quotidiani che passa attraverso l’interazione e la collaborazione continua: tra bambini e bambini, bambini e insegnanti, insegnanti e insegnanti. 
La curiosità intellettuale e l’arte del risolvere i problemi sono state instillate a suon di musica, progetti artistici e culturali. L’arte di ricercare le opportunità nei bollini di un supermercato, la tecnica di ottimizzare i limitati materiali didattici, l’arte di prendere un treno per Milano coinvolgendo i ferrovieri in pensione e di coinvolgere i genitori nelle iniziative. Senza soldi e risorse. Che Scuola Pubblica sarebbe se no? 
Generosità. Marina e Grazia, Grazia e Marina, i loro nomi indubbiamente trasmettono pace e serenità. Ma ciò che ha davvero contato è stata l’energia, la prodigalità e la proattività che queste maghe della scuola hanno messo in campo ogni giorno e trasmesso ai propri alunni. E non è una cosa scontata credetemi: è stata piuttosto una fantastica abbuffata di sorprese per me, misero, in barba ai miei squallidi preconcetti dell’esordio. E’ una questione di persone? Che bella scoperta! Scuola pubblica o scuola privata? “…Puoi chiamarti dottore, puoi chiamarti scienziato, puoi chiamarti ufficiale, puoi chiamarti soldato, non importa se vivi in una villa o per strada, che tu sia uomo, donna, Lucio Dalla o Sinatra… l’amore e soltanto l’amore è laddove sei pronto a soffrire”. E a dare tutto con generosità e fatica. Senza premi e bonus economici, senza meritocrazia.
8 giugno 2016, ultimo giorno di scuola elementare per mio figlio: giornata da groppo in gola. Guardando fuori dalla finestra dell’ufficio posso percepire lo strazio e la commozione dei bambini della 5^A Don Milani di Legnano e delle proprie Maestre nell’atto della separazione, preceduto dalla processione infinita verso il cancello di ferro battuto all’uscita della scuola. Non avevo mai riflettuto sulla crudeltà apparente di questo “trauma” inzuppato di pianto e malinconia. E di quante volte ciò possa ripetersi per un insegnante. Crudeltà “apparente” perché la meraviglia di questa esperienza lunga cinque anni rimarrà sempre nella mente e nello spirito di mio figlio, dei suoi compagni e delle proprie guide e troverà sempre posto nel cielo delle cose belle. 
Nel frattempo, sulle grandi piastrelle quadrate lungo il corridoio di uscita dal giardino della Scuola Don Milani di Legnano, i passi dei bambini della 5^A e delle loro insegnanti si fanno di piombo e frenano disordinati: l’ultimo e inconscio atto di rifiuto di concludere questa lunga porzione di vita insieme, indelebile. Coriandoli e commozione. Ma i bambini scopriranno presto che le amate Grazia e Marina hanno pazientemente cucito sui loro piedi ali dorate che li aiuteranno a spiccare il volo verso orizzonti che noi genitori nemmeno in sogno possiamo immaginare.

Massimiliano Rigo

 

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