24 Settembre 2013

Gent.Le Direttore,

con la presente Le rinnovo la mia stima per l'operato informativo che svolge la sua testata, e congiuntamente esprimo il mio rammarico per l'ingente volume di lettere firmate che vi pervengono.
Posso capire quando si parla di argomenti delicati (quali ad esempio la sicurezza, od opinioni su partiti politici), ma negli ultimi mesi l'abitudine delle lettere firmate, a me pare, sia diventata un pretesto per fare polemiche fini a se stesse.
Temi come i parcheggi per le donne in maternità, i rumori di tamburi, ed in ultimo un commento sulle ex fonderie Tosi (tanto per fare qualche esempio), non mi appaiono tanto scomodi da dover celare al pubblico la provenienza di tali considerazioni.
Fermo restando che è non è una critica nei suoi confronti, in quanto, immagino, Lei assecondi il volere di chi Le scrive a mantenere l'anonimato, mi dispiace dover constatare che molti miei concittadini non hanno il coraggio di esprimere pubblicamente le loro opinioni senza dovere ricorrere ad una maschera protettiva quale la lettera firmata.

Con rinnovata stima,

Andrea Di Carlo

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Condividiamo assolutamente quanto scritto dal nostro lettore.
La legge, come spesso abbiamo ripetuto, consente la dicitura "lettera firmata", imponendoci tuttavia di  essere a conoscenza dei dati di chi invia commenti e considerazioni.
Certo, una corretta trasparenza darebbe ulteriore credibilità ai concetti espressi, ma per il legislatore vale il principio che è importante la sostenza del testo, indipendentemente di chi lo confeziona.
In ogni caso, e lo ribadiamo ancora, "lettera firmata" non equivale a lettera anonima. Quelle di queste genere vegono cestinate.

marco tajé