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LETTERA A PENATI DI JURINOVICH DELLA CRI DI LEGNANO

23 Gennaio 2009

Gentile Presidente Filippo Penati,
Le scrivo in merito alla vicenda di Eluana Englaro e all'organizzazione del servizio sanitario di emergenza (118) in Regione e,di conseguenza, in Provincia.
Da diversi mesi assisto alla delicata e drammatica querelle tra i genitori di Eluana e le varie istituzioni che si arrogano il diritto di decidere della sorte di quella povera ragazza.
Premesso che gli psicologi sono concordi nel definire uno dei più grandi dolori di un genitore il sopravvivere alla morte di un figlio, posso solo lontanamente immaginare il coraggio e la forza necessari nel dover prendere una decisione che ai più può apparire drammatica, ma che dimostra, a mio parere, un amore smisurato di Beppino nei confronti della figlia.
Una figlia che ha smesso di vivere 17 anni or sono e si è trasformata in un corpo al quale la vita non appartiene più perchè, come cita il Devoto-Oli, non è più in grado di esprimere una ‘..forza attiva propria degli esseri animali e vegetali in virtù della quale essi sono in grado di muoversi, reagire agli stimoli ambientali, conservare e reintegrare la propria forma e costituzione e riprodurla in nuovi organismi simili..’.

Rimango assolutamente allibito di fronte alle dichiarazioni del Presidente Formigoni e del Ministro Sacconi quando, dai loro pulpiti, lanciano anatemi contro chi paventa la propria disponibilità a porre fine ad una tortura psicologica che dura da troppo tempo.
La vita è per loro un ‘valore inalienabile’.
Ma lo è sempre? Vale la pena ricordare che, in Lombardia, il servizio sanitario regionale di urgenza ed emergenza è prevalentemente garantito (soprattutto di notte e nei giorni festivi) grazie ad un vero e proprio sfruttamento del volontariato, cioè di comuni cittadini che dopo una dura giornata di lavoro vengono ‘gettati’ sulle ambulanze ed inviati a soccorrere altri cittadini in pericolo di vita.
Al di là di aspetti che riguardano l'esperienza, la sicurezza sul lavoro e la sicurezza stradale sui quali non mi soffermo, vorrei sottolineare che questo metodo fa si che sulle ambulanze non sia garantita la presenza del personale abilitato all'utilizzo del moderno defibrillatore semi-automatico, unico strumento, universalmente riconosciuto, in grado di salvare le persone colpite da arresto cardiaco improvviso.

Le statistiche dell'ex Ministero della Salute parlano chiaro: le malattie dell'apparato cardio-vascolare sono la prima causa di morte in Italia e nei Paesi occidentali.
Fanno molte più vittime di incidenti stradali e cancro messi assieme! Sono infatti 60.000 le vittime di questo vero è proprio ‘cecchino invisibile’ che colpisce improvvisamente anche soggetti giovani che non hanno manifestato sintomi in precedenza.
Uno ogni mille abitanti, uno ogni nove minuti! E' una corsa contro il tempo: entro 10 minuti dall'arresto del cuore bisogna erogare la scarica salva-vita, ma spesso i mezzi di soccorso convenzionali non riescono a giungere in tempo e, quando ci riescono, possono non avere a bordo il prezioso strumento.
Così può succedere che , in provincia di Milano, nell'anno 2009, la morte di una giovane madre di 36 anni colpita dalla terribile patologia, possa essere attribuita alla mancanza del defibrillatore sull'ambulanza che l'ha soccorsa.
Mentre numerose altre persone ‘resuscitate’ riprendono a vivere normalmente la propria vita, anche grazie ad illuminate persone che portano avanti da decenni progetti di defibrillazione sul territorio (vedi:http://www.tcgroup.it/appoggio/sic2007/rel.asp?rel=0578-Capucci), tantissime altre muoiono o peggio finiscono in un letto nelle medesime condizioni di Eluana.
E mentre una proposta di legge, ferma da alcuni anni in Parlamento (
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0004080.pdf), prevedrebbe l'obbligatorietà di installazione del defibrillatori in numerosi luoghi pubblici e di aggregazione e un bonus fiscale per il loro acquisto, vengono ‘violentate’ le nostre coscienze con discorsi sull'inviolabilità della vita!

Gentile Presidente, concludendo vorrei chiedere un Suo parere sulla vicenda, unitamente all'impegno di un Suo interessamento, e vorrei inviare un messaggio al Ministro Sacconi e al Presidente Formigoni:’Lasciamo andare Eluana e salviamo gli altri 60.000′.

Cordiali saluti.
Mirco Jurinovich
Segretario
Regionale Lombardia
FIALP-CISAL CRI

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