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LE CONSIDERAZIONI DI UNA LETTRICE SULLA LEGGE DELL’ABORTO

16 Marzo 2012

Ho pensato spesso in questa settimana  all’articolo apparso su Legnano news dell’8 marzo a proposito della legge 194 e obiezione di coscienza in Lombardia.

Penso che non sia moralmente  consentito fare  considerazioni  e utilizzare certi dati  con la pretesa che siano dalla parte della donna e della sua “libertà”…  siamo sicuri che stiamo parlando di libertà, quale libertà ?  un diritto così irrinunciabile  che si può citare con convenienza  a seconda delle necessità..?

Ho sempre ritenuto che la medicina – anche quando entra nella sfera della procreazione – debba essere al servizio della persona, del bene dell’uomo in quanto tale e non può essere ridotta ad una pratica “meramente funzionale”..  Se puoi, devi farlo… sì c’è una legge, la 194, che tante volte viene usata come un “anticoncezionale”.  La pretesa di liberare la donna da una vita che già vive in lei può rivelare una non presa di coscienza di tutta la sua condizione, delle conseguenze gravose di una situazione post aborto, di una penalizzazione magari per tutta la vita.  Chi si fa forte di divulgare dati statistici dovrebbe anche andare a guardare i dati  allarmanti  di questa seconda faccia della medaglia.. ( Ho anche avuto modo di raccogliere le confidenze di qualche collega-amica  circa la solitudine  generata  dopo aver deciso di abortire..) 

Comunque,tranne alcune serie situazioni, la decisione abortiva viene spesso presa senza che la donna possa avere un momento di condivisione aperta  e  “libera”  con una persona qualificata..  Il dolore delle donne che hanno fatto ricorso all’aborto  è un dolore segreto e perciò chiuso nella sfera privatissima  di  una grande quantità di donne..  Ridurre a un problema tecnico il bene delle persone  non fa bene  al singolo,  non educa la società  all’accoglienza e al rispetto del dono della vita, non si schiera dalla parte della famiglia e non riesce nonostante le polemiche  a contribuire  al miglioramento  delle  politiche famigliari.  Non  diffonde educazione  presso i giovani, non li responsabilizza  nella  relazione  non solo sessuale ma anche nel rispetto della dignità dell’altro. 

I diritti-libertà, i diritti “sociali” si affermano  e si realizzano attraverso  il modo che gli uomini hanno nel riconoscersi  e nel voler realizzare un’uguaglianza  (alla salute – all’istruzione – al lavoro alla parità fra i sessi..) ; di fronte al problema dell’aborto (la vita soppressa) si è di fronte alla “giustizia” negata, a un non riconoscimento della stessa “dignità umana”.

Daniela Turconi

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