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In difesa del calcio, anche se “già malato nella categoria più bassa”

10 Novembre 2015

Buonasera direttore,

mi permetto di intervenire nel dibattito scaturito dal tuo articolo sull’aggressione al carabiniere a Rescaldina. Può essere che tu abbia ragione, che tra Terza Categoria e tornei oratoriani ci passi, tecnicamente, ben poco divario; ma nessun giocatore della “Terza” lo ammetterà mai. Non ce la facciamo perché difendiamo il nostro impegno, già spiegato perfettamente da Aldo Banfi; perché tra noi e l’oratorio mettiamo ancora i campionati amatoriali, il calcio a sette, non so cos’altro, e allora ci sentiamo ancora “vivi”; perché siamo la “serie Z”, ma ancora in FIGC, e tutto sommato sogniamo ancora che a 30, 35, 40 anni vinceremo otto campionati di fila e ci qualificheremo in Europa…

Si scherza, ovviamente, ma è per spiegare che, in effetti, ho sentito anch’io un po’ di “fastidio” per il tuo giudizio. Però ovviamente il centro del discorso è un altro.

Il problema è chi vuole solo fare casino. E che aggredisca un militare, un avversario o una persona a caso, cambia poco; e se lo facesse in uno stadio di serie A piuttosto che su un campo di provincia non mi sembrerebbe un’attenuante. Chiudiamo tutti gli stadi e torniamo a giocare all’oratorio, come suggerisci? Mi suona un pochino demagogico, e non cambierebbe niente. Certi fenomeni andrebbero a esibirsi nei palazzetti di basket, di pallavolo, di qualsiasi sport, e alla fine anche all’oratorio, se rimanesse solo quello.

Troppo facile pensare che sia colpa del calcio “già malato nella categoria più bassa”. Mi sembra che il problema riguardi comportamenti che sarebbero giudicati criminali in qualsiasi contesto.

Grazie per l’attenzione, a presto!

Guido Bragato


Anche l'amico Guido percorre una strada che non ho mai tracciato! Personalmente, non ho mai voluto destabilizzare l'impegno di chi calca i campi di Terza categoria. Però, insomma, a voi giovani di 30-35-40 anni guai a chi vi tocca la passione per il calcio! 

marco tajè

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