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Il cittadino invisibile: «Ora mi sento rappresentato, ma perché tanta violenza verbale?»

17 Febbraio 2014

(v.a) – Le prime iscrizioni al registro delle Unioni Civili del Comune di Legnano hanno dato vita ad un lungo ed animato dibattito tra i nostri lettori e i politici della città. Tante sono le lettere arrivate nella mail della redazione dopo la prima firma rilasciata da Roberto e Tiziana seguita pochi giorni dopo da quella di Massimiliano e del suo compagno (nella foto a sinistra il momento della consegna dell'attestato). A messaggi di felicità e congratulazione si sono contrapposte riflessioni più critiche che contestano l'unione civile.

Parole che hanno spinto il cittadino invisibile, già autore di una  lettera anonima pubblicata da Legnanonews  nei giorni che hanno preceduto il voto in consiglio comunale sull'istituzione del registro legnanese (lettera che ha prodotto un'eco lunga e opportuna),  a rimettersi alla scrivania per scrivere una seconda e ultima missiva che pubblichiamo integralmente qui di seguito. 

Il lettore non si firma perché purtroppo l'omofobia è più diffusa di quanto si creda, ma lo fa nella speranza che il suo anonimato possa essere temporaneo. 


Quando scrissi Ia lettera da cittadino invisibile dubitavo persino che Ia redazione di LegnanoNews accettasse di pubblicarla, sentivo dentro di me l'urgenza di quel gesto, tuttavia tra mille timori e molta disillusione. Mai avrei immaginato che le mie parole avrebbero prodotto un'eco così lunga e forse opportuna. Così ho gioito per Ia risposta che riLegnano ha volute rivolgermi pubblicamente e non nascondo che mi sono commosso leggendo l'intervento di Lorenzo Radice che, citando parte della mia riflessione, ha comunicato Ia sua scelta di voto a favore del registro. Mi sono sentito meno invisibile, ho accolto con stupore e gratitudine Ia potenza e Ia forza della mia testimonianza di cittadino legnanese omosessuale. Ho sentito tutta Ia responsabilità politica che appartiene ad ogni cittadino, responsabilità che qualcuno in questi giorni ha reputato sconveniente. Oggi, leggendo le parole del Sindaco Alberto Centinaio, mi sono sentito orgoglioso di essere legnanese e consolato nell'aver speso il mio voto per una persona che, insieme ad altri, rappresenta anche me pur nel mio obbligato, e mi auguro temporaneo, anonimato.

La lettera che Massimiliano e il suo compagno (Qui l'articolo, Unioni civili, la prima coppia omosessuale: «Una firma per tutti gli "invisibili"») mi hanno scritto a seguito della loro iscrizione al registro mi ha allargato il cuore grazie. E' come se avessi partecipato a quel semplice rito, con un'amicizia invisibile e tuttavia profondamente empatica, con quella condivisione autentica che attraversa solo chi abita in prima persona queste situazioni.

Ho letto parole da brivido in questi giorni per descrivere questo rito, c'e chi addirittura l'ha definite un "giocattolo inutile". Perchè tanta violenza verbale? Perchè quest'intenzione umiliante e questo sarcasmo? II rito è un paradigma antropologico, costruisce l'uomo da sempre, ci appartiene, lo insegnamo sui banchi di scuola, è quel qualcosa che, per citare Ia letteratura per ragazzi che tutti conosciamo, "fa un giorno diverse dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore". E' così insostenibile assistere in silenzio alia gioia di un altro?Mi si permetta di consigliare poi alia sig.ra Daniela Colombo di NCD di contare fino a 100 prima di lanciare nette e superficiali affermazioni, per altro non argomentate, sulla naturalità o meno dell'omosessualità, non ne ha le competenze e le auguro di cuore di non doverne pagare le conseguenze. Si faccia una ragione che l'omosessualità non è una scelta, nè una malattia, nè una degenerazione, ma una condizione di molti uomini e donne nel mondo fin dall'antichità e che le terapie psicologiche riparative, nel caso ne fosse a conoscenza, queste sì col chiaro scopo di manipolare Ia natura dell'uomo, sono state Ia causa di molti suicidi, al punto che I'Ordine degli Psicologici in ltalia e altrove sta pubblicando documenti ufficiali in merito. Le consiglio quindi di documentarsi.E' stato evocato il timore di perdere il diritto di madre eterosessuale ad essere chiamata pubblicamente "mamma" dal proprio figlio… si tema piuttosto il silenzio e l'incapacità di rispondere con parole d'amore alla dichiarazione di omosessualità di un figlio o di una figlia, che non sono cittadini invisibili ai quali si può dire qual si voglia offesa su una testata on line, ma volti, sguardo e storia. Le assicuro per esperienza personale che in quel memento non si teme Ia perdita di un diritto di madre, ma piuttosto di essere all'altezza di quel nome. Si temano i doveri dell'amore, si trovino le parole, che mi auspico siano diverse da quelle che ho letto in questi giorni. 

Un cittadino invisibile

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