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BASTA PREDICHE E PIU’ FATTI CONCRETI…

21 Agosto 2012

 

I prati attorno all'ospedale bisognosi d'acqua e la pista ciclabile "tronca" in via Novara


Qualcuno di certo dovrebbe dirgliela tutta !
Siamo stufi di sentir “predicar bene” i nostri governanti sul “bisogna risparmiare acqua, c'è la siccità”, oppure, “è meglio andare in bici, si evita di inquinare e fa bene alla salute”, se poi, all'atto pratico, vediamo ciò che è Pubblico “razzolare male”.
Noi semplici cittadini ce la mettiamo tutta, come sempre, perchè, di solito, le prediche le ascoltiamo, ci ragioniamo sopra e quindi, quando le riteniamo valide, come nei suddetti casi, tentiamo di assecondarle.
A questo punto però, spetta ai nostri “superiori”, quali gestori della “res publica”, invogliarci a mantenere “la retta via”, dando il buon esempio con pratiche anche di piccolo cabotaggio, ma che facciano vedere come le scelte sono ormai state fatte e vengono portate avanti in modo inequivocabile.
Invece, che succede ?
Sentire i vertici della nostra regione (Formigoni) dire che l'Expo 2015 sarà imperniata sullo studio del “ciclo dell'acqua” e all'approntamento di tecniche universalmente valide di “risparmio idrico” e poi vedere, per esempio, che gli estesi prati (con pochi alberi sottolineo), le aiuole ed anche, purtroppo, diverse zone asfaltate che circondano il “NUOVO” Ospedale di Legnano, fiore all'occhiello della Regione, vengono irrigate a spruzzo anche  nelle ore più calde della giornata e anche quando non ce ne sarebbe bisogno perchè ha appena piovuto abbondantemente (vedasi l'ultimo temporale/nubifragio di inizio agosto), mi fa purtroppo dire che “non c'è nulla di nuovo sotto il sole”.
Le pratiche sono ancora “VECCHIE”.
Vogliamo “imparare” il mondo nel 2015 a risparmiare acqua e neppure ci siamo degnati di dare uno sguardo a casa di altri (come per esempio gli Israeliani) che da anni irrigano “a goccia” anche le zone aride,  rendendole fertili e soprattutto risparmiando quel bene sempre più prezioso che è l'acqua
Non capisco e non mi adeguo.
Vogliamo parlare d'altro ?
La “bici”, questa conosciuta, da noi, in pianura, dovrebbe essere il mezzo più usato, ma ci vuol poco perchè ci mettano il bastone tra le ruote.
Esempio.
Ultimamente mi sono recato spesso al “NUOVO” Ospedale di Legnano (scusate le maiuscole, ma per queste cose mi sento di prenderlo in giro, perchè lo sento veramente “VECCHIO”, nel senso che l'incompletezza e le incongruenze di quello che gli sta intorno denotano vecchie modalità di operare).
Quì non voglio parlare dei carenti accessi automobilistici e di trasporto pubblico, giustamente evidenziati da molti altri prima di me, ma di come sia praticamente impossibile accedervi in bicicletta senza rischiare letteralmente di “finire all'ospedale”.
Anche qui, direte voi, se Formigoni l'ha inaugurato, sto benedetto Ospedale, ma come ci è arrivato ?
Certo non c'è arrivato in bicicletta.
L'aveva bucata.
Si è dovuto accontentare della limousine che l'ha trasportato davanti all'ingresso.
Così non ha potuto constatare che la pista ciclabile è interrotta alla rotonda di via della Pace e da lì, o fai lo slalom tra i buchi, le erbacce e le auto posteggiate su quella terra di nessuno posta a lato della via Novara, o rischi la vita sul nastro d'asfalto della suddetta via Novara e relativa rotonda con la nuova strada di accesso all'Ospedale (ve le raccomando entrambe !).
(Ma non sarebbe stato logico completare il collegamento ciclabile fin dai tempi dell'apertura dell'ospedale ?)
Poi reimboccata la pista ciclabile posta a lato della nuova strada, si arriva alla rotonda posta a circa 100 metri dall'ingresso/portineria che delimita la proprietà Ospedaliera.
E qui finisce.
Che cosa ?, vi chiederete voi.
Ma la pista ciclabile, ovvio !
Già perchè qualcuno si è dimenticato che per arrivare a destinazione (posteggio bici di fronte al posteggio auto), un povero ciclista, che è anche un eroe e pertanto non si vuol dar per vinto, non sa esattamente dove deve andare: o sceglie di transitare nella corsia delle auto, con la speranza che rallentino dietro, o in quella delle autoambulanze, sperando che non arrivino in velocità e a sirene spiegate.
Ecco, finalmente ci sentiamo al sicuro, siamo dentro il recinto dell'Ospedale.
A questo punto non ci resta che percorrere le ultime centinaia di metri di strada, promiscua con le auto, che ci separano dal vero e proprio ingresso ai reparti Ospedalieri, sperando naturalmente di non essere investiti dall'ultimo citrullo di automobilista che, mentre guida, telefona al Pronto Soccorso per sapere come sta il suo amico ciclista che ha avuto, lui sì purtroppo, un incidente con un'auto. (Ma va, non ci posso credere !).

Marco Borroni (iscritto a Legambiente)

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