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Allevamento avicolo nel Parco del Roccolo: i cittadini lasciati soli dalla Politica

23 Giugno 2014

In relazione al noto progetto dell'allevamento avicolo nel Parco del Roccolo, tra Busto Garolfo e Canegrate, il comitato "Radici nel Cielo"  ha inviato le seguenti considerazioni


Ad un passo dal rilascio, in sede regionale, del giudizio di compatibilità o incompatibilità ambientale relativo all’allevamento di galline nel Parco del Roccolo, dobbiamo purtroppo fare alcune difficili riflessioni.

Come comitato, con il supporto della cittadinanza, abbiamo sempre cercato di far sentire la nostra voce in ogni sede ed in ogni modo possibile, sempre rispettando i ruoli e le istituzioni.
Abbiamo cercato, pur non avendone una conoscenza approfondita, di destreggiarci tra norme, regolamenti e relazioni tecniche.
Abbiamo chiesto ai politici nostri rappresentanti in comune, in provincia ed in regione di spendersi per difendere un lembo di territorio agricolo ormai raro nel nord ovest milanese.

A cosa hanno portato questi quattro anni di impegno costante?

Sicuramente a mantenere alto il livello di attenzione su un problema che riguarda, ad oggi, un allevamento intensivo ma potrebbe riguardare in futuro un qualunque tipo di insediamento: il territorio del PLIS Parco del Roccolo non è infatti sufficientemente tutelato dalle norme in vigore. Questo è stato ribadito a tutti i livelli: i parchi locali di interesse sovracomunale sono uno strumento debole, con pochissimi vincoli. Se vogliamo davvero tutelare il nostro territorio, mantenendolo così com’è oggi, è necessario fare di più: è necessario un riconoscimento a livello regionale dei numerosi piccoli parchi locali, perchè entrino a far parte delle aree protette di Regione Lombardia.

Abbiamo rilevato numerose lacune in ambito legislativo: non è possibile che un allevamento intensivo di oltre 300.000 capi allevati in gabbia venga definito dalla legge come insediamento di tipo agricolo, e possa quindi sorgere su terreni che dovrebbero essere dedicati all’agricoltura o ad attività assimilabili ad essa. Ci sembra evidente che una realtà di questo tipo debba essere definita come industriale e trattata come tale.

Abbiamo assistito a vari livelli a grandi proclami di contrarietà all’allevamento e di tutela degli spazi verdi, senza poi vedere nulla di concreto realizzarsi, neppure nei nuovi strumenti di gestione del territorio.

Soprattutto abbiamo dovuto constatare che, per quanto l’opposizione della cittadinanza sia forte e sostenuta da elementi concreti, essa non sia in alcun modo rilevante all’interno di un iter (quello della valutazione di impatto ambientale) che invece dovrebbe considerare l’impatto di un progetto in tutti i suoi aspetti.

In definitiva ci sembra evidente che i cittadini non possono difendere in prima persona il proprio territorio, ED I POLITICI NON SONO INTERESSATI A FARLO
Speriamo in una decisione che smentisca le nostre perplessità e le nostre sensazioni negative, comunque certi di continuare una battaglia che siamo convinti essere in favore di tutti i cittadini.

Il Comitato "Radici nel Cielo"

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