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“C’era una volta…”: il racconto nato dalle riflessioni di una lettrice

20 Marzo 2020

Un racconto frutto delle riflessioni della nostra lettrice Angela Cominetti


C'era una volta …  

Il Signore, Dio del Creato, un giorno era casi pieno di Amore che decise di creare il cielo con  tutto ciò che gli appartiene, la terra con i suoi profumi, colori, frutti, il mare così profondo e limpido ed ogni specie di animale.

Si accorse che tutto era stupendo ma Lui non era  soddisfatto fino in fondo e allora con tutto l'Amore che aveva creò anche l'Uomo al quale, affinché non soffrisse di solitudine, donò la Donna. Il Signore, che li amava profondamente, decise di affidare a loro quanto da Lui creato con la raccomandazione di prendersene cura.

E così passarono gli anni, tanti, fino ad arrivare ai giorni nostri. Il Signore Dio nostro volse il Suo sguardo sul pianeta Terra e si accorse che tutto si stava ammalando. I ghiacciai si stavano sciogliendo e per questo gli orsi bianchi e le foche morivano; le foreste andavano a fuoco e con loro tutte le specie di animali; i mari erano cosi pieni di plastica che i pesci non riuscivano sopravvivere, si accorse anche che sui fondali dei mari c'era una nuova specie di pesci dalle sembianze umane che non rientrava tra quelle da Lui create. Si mise a cercare l'Uomo e la Donna che aveva creato ma non li trovò.

A questo punto, il suo dolore era così immenso che iniziò a piangere e, per non soffrire oltre,  distolse per un attimo lo sguardo dal suo amato pianeta Terra. E proprio mentre il Signore non guardava, un piccolissimo virus si impadronì dell'Uomo e della Donna e iniziò a danneggiarli a volte anche mortalmente. 

Tutti gli Uomini e le Donne del mondo si barricarono nelle loro case. Accadde allora che, mentre erano al riparo, soli e soletti nelle loro quattro mura, incrociarono lo specchio e stettero li ad osservare. Anche loro non si riconoscevano più, per questo Dio non li aveva visti. Non si riconoscevano più perché si erano resi conto che erano ricoperti da tanti strati di veli che  nascondevano il loro vero volto. Il velo dell'egoismo, il velo della presunzione, quello dell'arroganza e della superficialità, tutti tenuti insieme da tanti lacci, dal laccio della rabbia, da quello del rancore, dell'invidia e della gelosia, legati a loro volta dal nodo dell'Io.

L'Uomo, già impaurito dal virus, si spaventò ancora di più e decise di spogliarsi da questi veli. Iniziò tentando di sciogliere il nodo dell'Io. Quanta fatica: "Perché devo scioglierlo?" si chiese. Poi gli venne in mente che era solo nella sua casa e gli sarebbe piaciuto tanto che il suo Io si fosse trasformato in Noi. Davanti a questo pensiero il nodo si sciolse ed in un attimo si trovò tra le mani i lacci della rabbia e del rancore. Vide davanti a sé le persone verso le quali provava questi sentimenti; i lacci erano così stretti che gli facevano tanto male; pensò che se fosse riuscito a slegarli, la morsa si sarebbe allentata, sarebbero rimasti i segni ma il sangue avrebbe ripreso a circolare meglio e avrebbe sentito sicuramente meno dolore. Ci mise un pochino ma ci riusci. Una volta slegati i lacci del rancore e della rabbia quelli della gelosia e dell'invidia si sciolsero più facilmente: che senso aveva essere gelosi o invidiosi, tutti erano rinchiusi in casa con la stessa unica preoccupazione.. 

Ora era senza lacci ma indossava ancora tanti veli. Si armò di coraggio e continuò. Rivide davanti a sé tutte le volte che era stato arrogante e presuntuoso, tutte quelle volte che aveva parlato male, tutte le volte che aveva pensato di essere meglio di qualcun altro, e provò dispiacere; avrebbe voluto tornare indietro per scusarsi ma non poteva farlo, doveva rimanere in casa da solo.

Ad un certo punto si prese una pausa, andò in cucina ed aprì il frigorifero. Era vuoto, non aveva nulla da mangiare. Il suo pensiero andò ai poveri, verso tutte quelle persone bisognose che non riescono ad arrivare a fine mese e verso quelle che, dall'altra parte del mondo, muoiono di fame. Pensò anche a tutte le volte che aveva buttato via il cibo, che aveva sperperato a destra e a manca senza preoccuparsi minimamente di aiutare il prossimo. Quante cose inutili acquistate solo per apparire più bello, più ricco o più importante… Tutto vano. In quel preciso istante si rese conto che sarebbe stato più bello condividere; avrebbe voluto farlo ma non poteva: doveva rimanere in casa da solo.

Iniziò a riflettere a lungo, provò dispiacere e si vergognò di sè stesso. Alzò lo sguardo e rivide la sua immagine davanti allo specchio. Era nudo davanti a sè, con qualche livido e qualche ferita sul corpo ma senza tutti quei veli e quei lacci si sentiva libero e leggero. Il suo cuore era triste ma non angosciato. Nonostante tutto avvertiva uno strano senso di serenità.

Guardò di nuovo la sua immagine riflessa nello specchio. Quanta fatica aveva fatto a spogliarsi, quanto tempo aveva impiegato, quanta forza e coraggio c'erano voluti per andare avanti a guardarsi dentro con sincerità; però ce l'aveva fatta, era fiero di esserci riuscito e a gran voce disse: «É così che voglio essere, senza veli e senza lacci».

Tantissimi altri uomini e donne fecero come lui e in cielo si alzò un profumo di pulito. Dio Padre, sentito quel profumo di buono, volse il suo sguardo verso la Terra e finalmente ritrovò la sua creatura più bella che amava tanto. Pensava di averla persa per sempre.

Si commosse e sulla terra scese una lacrima così grande che sapzzò via tutti i veli, i lacci, ogni tipo di sozzura, ma cosa più importante lavò la sua amata Creatura da ogni macchia.

L'aria venne purificata e tutti gli esseri umani ripresero a respirare amore. In cielo da est a ovest, da nord a sud comparve un grandissimo arcobaleno con la scritta in tutte le lingue del mondo "Andrà tutto bene".

Angela Cominetti

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