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“2016 sarà l’anno buono per una gestione dei rifiuti nell’alto milanese?”

4 Gennaio 2016

Quasi due anni addietro i sindaci presero in mano la situazione e di fronte all’impasse che viveva ACCAM sul fronte del revamping del termovalorizzatore, arrivarono alla scelta di nominare un gruppo di lavoro di tecnici che producesse una cornice strategica sulla quale collocare le scelte inerenti il settore nel suo insieme.

E fu così che il gruppo di lavoro, del quale ho fatto parte, non solo ha indicato quali soluzioni erano possibili in relazione al tema dell’impianto di ACCAM, ma hanno prodotto una road map per tutto il settore su un bacino territoriale che va dal Gallaratese, passando per Busto Arsizio e completandosi con tutto l’Alto Milanese. Stiamo parlando di oltre 600 mila abitanti dunque secondo la vecchia classificazione delle province della quinta o sesta realtà lombarda. E’ stato un lavoro gratuito nel senso economico del termine ma non privo di responsabilità per chi ne ha beneficiato. Perché oggi il metro del giudizio sul loro operato è tutto nella coerenza con quanto indicato o nella lontananza dal medesimo. 

I contenuti erano quelli di un piano strategico completo ed hanno visto l’unanime approvazione dei sindaci del territorio in questione. Crescita delle raccolte differenziate, specializzazione degli operatori sugli impianti di recupero, integrazione delle gestioni, definizione dei termini temporali delle concessioni sia sulle aree che sulla gestione del servizio, opzioni per il teleriscaldamento, azioni per il mantenimento dei livelli occupazionali, controllo del pubblico sulla filiera per garantire tariffe sostenibili ed evitare infiltrazioni nel settore; Questi erano i pilastri su cui era costruito il piano. In sostanza un'autentica vocazione territoriale che ne farebbe una eccellenza assoluta sul panorama nazionale. 

Ma cosa è stato di quelle indicazioni ? Ad oggi va detto con la massima trasparenza che troppo poco si è realizzato. Da un lato la politica si è mossa in modo del tutto scollegato ed i tre capofila territoriali (Busto, Gallarate e Legnano) hanno attinto al piano a seconda dell’interesse del momento e senza dare corso ad azioni strategiche. Insomma hanno fatto della tattica politica un sostituto della strategia ambientale e industriale che era sottesa a quelle indicazioni.

E poi ancora le aziende municipalizzate hanno perseguito in ordine sparso pezzi della strategia in modo addirittura rischioso per il quadro di insieme. Se non viene realizzata, ad esempio, l’impiantistica sostitutiva del termovalorizzatore di ACCAM le singole realtà (comuni o municipalizzate) procedono con gare per lo smaltimento delle frazioni non recuperabili in modo sparpagliato. E sta già succedendo. Ma questo è molto grave perché sottrae al territorio ricchezza e la consegna ai grandi player che appena fuori dal bacino non vedono l’ora che crolli il sistema per arrivare poi a risolvere.

Sinceramente e visto dall’esterno non pare poi che i consigli di amministrazione delle aziende interessate abbiano compreso fino in fondo la portata di quel piano. Alcuni lo hanno vissuto come ostile, altri come un autobus su cui fare qualche fermata per poi scendere alla convenienza. Nessuno ha saputo fino ad oggi farne un vero patrimonio su cui muoversi. Se lo avessero fatto, sarebbero anche stati capaci di mettere a punto iniziative coerenti e di prospettiva certa. Invece ognuno fa del piccolo cabotaggio che sembra voler meramente perseguire l’interesse parziale dell’azienda nel triennio di mandato senza guardare all’interesse comune del territorio. Forse solo l’integrazione parziale tra AMGA e AMSC e la realizzazione dell’impianto per la frazione organica di via Novara a Legnano vanno nella direzione auspicata. Ma molto timidamente e come detto, in modo scollegato dell’insieme. Sono di fatti gli stessi attori che stanno affidando parte del servizio del loro bacino ad operatori terzi che vengono dall’esterno. Dunque con una mano di scrive un pezzo della storia nella direzione auspicata e con l’altra si cancella quanto appena messo a punto.

E ancora i Comuni, in primis quelli prossimi alle elezioni in questo 2016, hanno fino ad oggi perseguito un interesse che non si è di molto spostato dal tornaconto elettorale. Dire no al revamping (opzione condivisa anche da chi scrive) ma non dare la disponibilità di aree per la fabbrica dei materiali, oppure ancora perseguire quest’ultima come opzione di mera facciata sono contraddizioni evidenti. La gara fatta da ACCAM sul tema è rimasta senza vincitori proprio per i motivi di cui sopra.  Ma anche qui il rischio è alle porte. Mentre lo scenario di insieme pare disunirsi, quel che resterà dopo le elezioni non sarà un sistema in cui chi arriva ha la possibilità di rimettere a sistema i tasselli del puzzle. Alcuni tasselli allora non ci saranno più ed un quadro senza singole parti non sta in piedi.

Tornando alla domanda inziale da cui siamo partiti, cosa possiamo attenderci da questi 2016 ? 

Se la politica e con essa tutti gli attori in campo, sapranno ritrovare quello spirito del 2014 da cui si è partiti, allora le condizioni per quella sostenibilità ambientale che i cittadini chiedono a gran voce e che questo territorio merita, sarà possibile realizzarla.

Le condizioni favorevole sono almeno tre. Questo è un bacino nel quale la sensibilità sul tema è matura. Una media di raccolte differenziate come quella presente in questo ambito (oltre il 63%) si trova in poche realtà nazionali di questa dimensione. Ed ancora a Parigi si è dettata una linea sul tema dei cambiamenti climatici che vede nelle scelte ambientali (una per tutte quella del trattamento a freddo dei rifiuti e del recupero dei materiali secondo le regole dell’economia circolare) un autentico caposaldo. Presto tutto questo sarà legge anche nel nostro Paese. In ultimo il piano su cui lavorare esiste già. 

Ed allora vale la pena muoversi senza indugio e da subito in questa direzione.

Siamo di fronte al momento in cui se si sceglie la strada giusta si lascerà in eredità a noi stessi, ed ancora più, ai nostri figli, un panorama di grande sostenibilità ambientale ed economia. 

4 Gennaio 2016

Daniele Barbone

Già componente del gruppo di lavoro su nomina dei comuni dell’alto milanese, delegato presso la COP21, componente del gruppo di lavoro energia ed ambiente del G20.

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