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70 anni fa riconosciuto il diritto al voto per le donne

5 Febbraio 2014

Nel febbraio 1945, con l'Italia divisa ed il Nord sottoposto all'occupazione tedesca, il Consiglio dei ministri, presieduto da Ivanoe Bonomi, emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne. Di seguito alcune considerazioni di una nostra affezionata lettrice, che ringraziamo per la stima.


Forse non tutti ricordano che a febbraio del 1945, finita la grande guerra, le donne ottennero il diritto di voto. Il suffragio universale femminile ha meno di 70 anni, su un arco temporale di più di duemila anni di storia. 

Le donne dell’epoca avevano retto l’economia delle città, mentre gli uomini combattevano al fronte. Avevano acquisito pari diritti e pari doveri nelle condizioni estreme di una guerra rovinosa e perduta. Tornare alla normalità per loro voleva dire ratificare il nuovo status di parità, conquistato sul campo. 
Io la immagino mia nonna Adele, donna del 1900, una delle poche donne laureate dell’epoca, col suo fare algido ed elegante e il suo incedere da gazzella, mentre entra nel seggio, nel 1946 per scegliere tra Regno o Repubblica, trepidante e consapevole di scrivere una nuova pagina della storia italiana. Aveva la mia età, allora.
Io la ricordo poi, anziana e malata, chiusa in casa per anni, in un suo personale esilio dal mondo. Esisteva solo un evento che la muoveva ad indossare il suo tailleur verde smeraldo, la camicetta di seta, il foulard di seta e uscire. Il grande evento erano le votazioni. Era il suo personale modo di esercitare il diritto di esistere nel mondo e di decidere, insieme a milioni di italiani, le sorti della nazione. 
Ricordo più di recente quando le mie figlie, diciottenni, alle prese con le loro prime elezioni, mi chiesero: “non so se voto… e se sbaglio e il mio candidato non vince?” Non è certo questo lo spirito con cui decidere di eleggere qualcuno. E’ bene cercare chi può rappresentare le nostre idee e i nostri interessi. Certo ultimamente è diventato un campo minato e decidere è davvero impegnativo… Abbiamo raggiunto un “ambito” primato: siamo il paese più corrotto d’Europa. Pare che su 120 miliardi di  volume di corruzione, 60 ce li siamo accaparrati noi. C’e’ da avere una gran paura a vivere così. 
Vien voglia di lasciar perdere. Ma io credo che è proprio adesso che dobbiamo impegnarci di più. Stiamo combattendo una guerra diversa da quella dei nostri nonni, con armi diverse, ma siamo chiamati a scrivere anche noi le pagine della nostra storia.
Se l’eredità che abbiamo ricevuto dalle donne e dagli uomini del 1945 è stato il voto universale, dobbiamo prendercene cura e trasmetterlo alle nostre figlie, alle nostre nipoti. 
Oggi si sta elaborando una nuova legge elettorale, la modifica del Parlamento e dei rapporti Stato/Regioni. Seguiamo con attenzione e consapevolezza questo percorso. Non esiste la legge elettorale ideale, che dia una salda governabilità con un’ampia maggioranza e contemporaneamente voce e rappresentanza a tutte le minoranze. Però una nuova e più moderna architettura della Repubblica è necessaria. Accertiamoci che ci dia garanzie per un voto libero e non stanchiamoci di esercitarlo. 
La libertà non ci è dovuta, è una conquista quotidiana. 
Nessuno nasce con dei diritti assoluti, nasciamo tutti con i soli diritti che ereditiamo dai nostri genitori. Un patrimonio che abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future. Ricordiamoci di credere nelle nostre capacità e nelle nostre risorse, per ricostruire un’Italia sana in cui vivere.
Cordialità

Adriana Gulizia

 

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