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25 aprile: studenti aperti al dialogo

28 Aprile 2018

(m. tajè) – Scrivono un po' tutti e tutti li accogliamo a braccia aperte, perchè il dibattitto sull'ultima celebrazione del 25 Aprile sta dando spessore al confronto, soprattutto per il contributo della parte giovanile.
Oggi, ecco due interventi. Quelli di Gianluca e di Stefano, due studenti. Apprezziamo la loro capacità di dibattito.
Li ringraziamo.
 


Egregio direttore,
dato che, seppur indirettamente, a più riprese sono stato citato, sento anche io il dovere di rispondere alle critiche mosse.
Usando le Sue parole, sono molto orgoglioso e fiero della risonanza mediatica che stanno riscuotendo i nostri “comizi” in occasione del 25 aprile. Sapevamo in fondo che non facendo i soliti discorsi scontati e convenzionali non saremmo stati condannati all’irrilevanza, tant’è il seguito positivo e ricco di approvazione ricevuto dai manifestanti.
Noto, comunque, con piacere che a fronte dei molteplici comunicati di solidarietà giunti alla Sua redazione nei nostri confronti, Lei abbia affievolito le proprie posizioni.
Ora, con quanto segue, sento il dovere civico di  esprimere le mie considerazioni e risponderLe alle domande che ha esposto in alcuni articoli.
“A leggere il pensiero manifestato dagli studenti in piazza sembra invece che attorno a loro ci sia solo una società comatosa. Non è un po' esagerato?”
No, non è esagerato: è la realtà. La disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli insostenibili e la poca occupazione che c’è, è ricca di contratti precari che non ci permettono di programmarci l’avvenire, nonostante questo c’è chi sostiene che il futuro stia nella mobilità, nel cambiare lavoro molte volte, facendo passare la precarietà come progresso, ma sfido a trovare una banca che dia un mutuo a un giovane con un contratto a chiamata, a termine o a progetto, motivi per i quali molti miei coetanei sono costretti ad abbandonare il nostro paese in cerca di un futuro dignitoso; nonostante il PIL che aumenta, la disuguaglianza economica fra la popolazione continua ad accentuarsi marcando sempre più le differenze tra ricchi e poveri, con un ceto medio ormai in via d’estinzione; infine, l’altro ieri mentre eravate impegnati a scrivere articoli contro i nostri discorsi, il Consiglio dei Ministri ha sciolto altri 5 comuni per mafia (siamo a quota 12 da inizio anno).
Se volete coprire gli occhi e far finta che vada tutto bene per autoconvincervi, fate pure, ma rispettate chi a queste convinzioni sta molto alla larga, cercando piuttosto di analizzare criticamente la realtà.
“Come possono i giovani proiettarsi nel futuro, se hanno soltanto una visione tanto negativa di quello che li circonda?”
Nella stessa identica maniera con la quale i partigiani si sono proiettati nel loro futuro, auspicandone uno migliore, avendo una visione negativa nei confronti di quello che li circondava, il fascismo, e lottando per il cambiamento.
Concludo direttore chiedendoLe se il 25 aprile possa mai essere la festa di chi, nei fatti, nega che la Repubblica dei nostri Padri fondatori sia fondata sul lavoro e che la retribuzione serva a garantire un’esistenza libera e dignitosa attraverso la stipula di contratti precari, di chi paga in nero i propri dipendenti, senza che abbiano diritto a malattia e previdenza sociale, di chi sfrutta gli immigrati pagandoli 2€ a cassa di pomodori raccolta nei campi, di chi, a partire dai politici corrotti, fa mercimonio delle funzioni pubbliche, uccidendo la nostra amata Italia da dentro, di chi finanzia e appoggia le guerre imperialiste opprimendo altri popoli, di chi preferisce non vedere, non sentire e non parlare?
Il 25 aprile può essere mai la festa di chi calpesta i valori per i quali i partigiani hanno lottato e versato sangue: libertà, dignità della persona umana, lavoro, ripudio della guerra, l’inderogabile dovere di solidarietà, giustizia, uguaglianza sostanziale?
Mi vien da dire che se il 25 aprile è anche di tutti loro, allora non potrà essere il mio.
Infine ci tengo a ribadire che rappresento solo me stesso, né il Bernocchi, né altri studenti.
Certo di alimentare un dibattito sano e costruttivo, Le porgo i miei saluti.

Gianluca Vitolo


Egr Direttore Tajè, non ho partecipato e non ero presente alla manifestazione tenutasi in Piazza San Magno il 25 Aprile, ma in quanto studente, ho appreso e seguito con rammarico i dibattimenti e le polemiche sorte in merito al contenuto e alla modalità del discorso dello studente del Bernocchi.  
Pur non condividendo l'impostazione e alcune delle tematiche proposte, comprendendo e rispettando le ragioni di quanti possano essersi ritenuti offesi e risentiti, ritengo opportuna una "difesa d'ufficio" dell' insegnante e degli studenti dell'istituto. 
È comprensibile nel contesto della manifestazione l'affermazione del Direttore secondo la quale lo studente "abbia parlato a nome e per conto dell'Istituto" ma non condivido che possa rappresentare in modo esaustivo la pluralità delle idee e delle personalità presenti nell'istituto, che, come nella società e nella democrazia, sono in ogni caso fondamentali unitamente alla libera espressione di pensiero.
Spesso i giovani sono accusati di essere indifferenti, appiattiti o apatici nei confronti del futuro e della società, non dimentichiamo invece che talvolta possono essere l'avanguardia, il ponte di unione tra passato e futuro. 
Se vogliamo cogliere un aspetto positivo della vicenda è che i giovani manifestano vivacità e interesse per la vita e il futuro del Paese. 
Certo è una reponsabilità non facile, viviamo in un momento complesso di contraddizioni e difficoltà oggettive, eppure, nonostante talvolta le diversità di visioni, dobbiamo aprire al dialogo e apprezzare il fatto che parlare al bar o sui social è molto più facile che parlare in una piazza mettendoci la faccia con coraggio.
Certo non dobbiamo mai dimenticare la responsabilità che ciò comporta, nemmeno quando ci si nasconde dietro una pagina web. Durante gli anni del laboratorio di storia del Bernocchi, grazie al supporto del Prof. Restelli, abbiamo affrontato molte tematiche, in alcuni casi anche scomode,  talvolta con contrapposizioni di pensiero, ma che forse senza il Prof. Restelli non avremmo nemmeno sfiorato a scuola.  
A conclusione e pacificazione degli animi mi soffermerei su alcune delle parole del Presidente Mattarella che ha affermato che "la Resistenza fu un movimento corale, ampio e variegato". 
Non dobbiamo dimenticare il clima di odio e violenze, la sorta di guerra civile che proseguì anche successivamente alla Liberazione; Odio e violenza talvolta trasversali, che non vogliamo nè possiamo più accettare. 
Il 25 Aprile è festa nazionale e in quanto tale non può essere divisiva, ciò che voglio portare con me da questo anniversario, è il pensiero di una esponente politica, nonchè sindaco, che ho letto e scelto tra i molti post pubblicati in questi giorni: “È forse solo l'odio che genera il conflitto, che porta alla guerra. Probabilmente il più grande insegnamento per la pace è quello di rispettare le altrui idee, accettare le sconfitte e le vittorie nei contesti democratici (…) Pensiamo oggi alla memoria di tutte quelle vittime, che hanno sacrificato il bene supremo della vita perchè oggi restasse la pace”. 
Non dobbiamo fermarci a guadadare il dito, ma alla luna che indica, comprendendo le motivazioni reali che stanno dietro ai problemi. 
In merito allo sfruttamento dei giovani sul lavoro, il tema sarebbe ampio e variegato, a partire dal discutere del cuneo fiscale che imbriglia lavoratori e datori di lavoro, arrivando alle difficoltà che tutti viviamo nella società e nei mercati complessi, imprenditori e lavoratori.
Ma nonostante il 1° Maggio sia alle porte, il tema esulerebbe dal discorso e la discussione si protraebbe troppo oltre ciò che è già stato.
Le idee sono fatte per ragionare insieme, la violenza, le imposizioni e l'aggressività non sono mai condivisibili. Non dimentichiamo che oggi più che mai, e il piano Nazionale ne è esempio, serve spirito assertivo, razionale e collaborativo, perchè con contrapposizioni e veti è tutto il Paese a rimetterci. 
La ringrazio per l'attenzione e l’ampio spazio dedicato, confermo la stima per il Suo lavoro, per quello della redazione, e per la presenza sempre attiva di Legnano News anche per le attività legate al mondo delle scuola. 
Un punto di incontro fondamentale della comunicazione che è diventata, con accezione positiva, lo speaker’s corner di Legnano e dintorni e soprattutto ha vivacizzato la nuova piazza virtuale di Legnano.
In attesa del 1° Maggio, prossima fondamentale data per il Paese,
Auguro a Lei e a tutti i Lettori, buon lavoro.

Stefano Barlocchi

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