Dantedì – L’arte e la poesia nell’incontro con Giotto, nel giudizio di Fabrizio Rovesti
Fabrizio Rovesti, presidente A.A.L.-Associazione Artistica Legnanese, firma la quinta riflessione per Dantedì, rubrica a cura della associazione Liceali Sempre di Legnano
La quinta riflessione per Dantedì, rubrica a cura della associazione Liceali Sempre di Legnano coinvolge Fabrizio Rovesti, presidente A.A.L.-Associazione Artistica Legnanese e direttore della rivista La Martinella edito dalla Famiglia Legnanese
QUI LA LOCANDINA DELLA RIFLESSIONE
Una felice congiunzione di astri nel firmamento delle arti si ebbe nei primi decenni del Trecento. È l’incontro tra Dante, il divino Poeta, e Giotto, il “miglior dipintor del mondo” (Boccaccio).
Nel Canto XI del Purgatorio, a proposito della superbia artistica, Dante fa dire al miniatore Oderisi di Gubbio importanti parole riguardanti l’arte e la poesia, al fine di far comprendere quanto la fama mondana sia effimera in campo artistico:“Credette Cimabue nella pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura:
così ha tolto l’uno a l’altro Guido
la gloria de la lingua; e forse è nato
chi l’uno e l’altro caccerà del nido.”Parole rivelatrici nell’opera di Giotto di una valenza innovativa volta a superare la pittura del suo maestro. Valenza che Dante, in filigrana, pare assegnare alla sua Commedia, che sorpassa il Dolce Stilnovo di Guido Cavalcanti, il quale a sua volta ha tolto all’altro Guido (Guinizelli) la gloria della lingua.
Il Maestro del nuovo “naturalismo” sembra ricambiare la lode ritraendo il Poeta (con il caratteristico gibbo nasale meno pronunciata del solito) negli affreschi visibile nella Cappella del Podestà del Bargello, ultima opera fiorentina iniziata da Giotto e portata a termine dalla sua bottega.
Fabrizio Rovesti
Presidente A.A.L.-Associazione Artistica Legnanese
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