“L’Ultimo concerto” dei Punkreas al Circolone finisce con le mani legate
Hanno aderito all'iniziativa nazionale per dare voce ai live club d'Italia anche i Finley, «perchè c'era bisogno di fare tanto casino e lo volevamo fare con il silenzio delle migliaia di concerti annullati nell'ultimo anno e con il silenzio che ruota intorno alla musica mondo della musica»
Scaricano gli strumenti dal furgone, aprono la soglia del Circolone di Legnano, scrivono la scaletta, battono i pugni per darsi la carica e salgono sul palco. Quel palco dove sono passati alcuni dei più importanti artisti della scena rock, punk e pop, locale e nazionale, e che da un anno a questa parte è solo un insieme di assi di legno. Ed è in piedi, immobili, su queste assi che si fermano i Punkreas: la musica non parte, le loro mani sono legate
Il gruppo punk rock di Parabiago, ha scelto lo storico locale di via San Bernardino per “L’Ultimo Concerto”, l’iniziativa nazionale he ha coinvolto i live club di tutta Italia, oltre a un incredibile numero di artisti (Finley compresi), «che con il loro straziante silenzio, a distanza di un anno dalle prime chiusure, hanno sottolineato (in un grande streaming collettivo) l’importanza essenziale di questi spazi anche in riferimento alla loro stessa formazione professionale, in quanto luoghi di passaggio e partenza necessari e obbligatori per tutti coloro che fanno della musica la loro carriera».
«Questo è stato il nostro contributo per L’Ultimo Concerto – è il commento dei Punkreas -. Lo so vi aspettavate un concerto e non c’è stato. Molti hanno capito, altri capiranno ma noi non potevamo certo non stare al fianco di tutti quei posti che sono parte della nostra vita sia professionale, sia umana da sempre. In alcuni di questi ci siamo formati, siamo cresciuti, siamo diventati grandi e adesso non possono essere lasciati soli. Hanno bisogno del nostro e del vostro sostegno, anche semplicemente conservandoli nel vostro cuore pronti a ridargli vita e calore quando si ripotrà».
Hanno aderito a “Ultimo concerto” anche i Finley, «perchè c’era bisogno di fare tanto casino e lo volevamo fare con il silenzio delle migliaia di concerti annullati nell’ultimo anno e con il silenzio che ruota intorno al mondo della musica». «Operatori del mondo dello spettacolo e live club hanno provato ad urlare ma i loro appelli non sono stati accolti dalle Istituzioni. C’era quindi bisogno di un’iniziativa forte e coraggiosa – spiega Pedro, voce del Finley – per fare sentire la voce della musica dal vivo, che è una voce potente, fiera e orgogliosa che aveva bisogno del nostro sostegno: stiamo parlando di club e operatori del mondo dello spettacolo che hanno investito sulla nostra musica e permesso a noi di portare le nostre canzoni in tutti i palchi d’Italia. Non potevamo voltarci dall’altra parte . Non dovete sentirvi vittime voi, ma le prime vittime sono i locali di musica dal vivo che da 12 mesi non possono portare avanti la loro missione»
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