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In duecento al corteo del primo maggio a Legnano: “Lottiamo per il lavoro, la libertà e la democrazia”

Il maltempo non ha fermato i manifestanti guidato rappresentanti sindacali di Cgil, Uil e Cisl. Radice: "Continuiamo a chiedere il salario minimo, a cercare la dignità nel lavoro"

In duecento al corteo del primo maggio partito dal piazza Monumento a Legnano. Una festa quella di oggi, lunedì 1 maggio, dedicata ai 75 anni della Costituzione «Perché lavoro, dignità della persona e democrazia vanno di pari passo» affermano i rappresentati sindacali di Cgil, Uil e Cisl. Il maltempo non ha fermato i manifestanti guidati da Mario Principe della Cgil Ticino Olona, Stefano Dell’Acqua della Uil ed Eros Lanzoni della Cisl.

Corteo del Primo Maggio a Legnano

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Le parole del sindaco

Il sindaco Lorenzo Radice ha aperto il corteo e con intenso discorso ha introdotti gli interventi in piazza. Il primo cittadino dal palco in piazza San Magno ha esordito: «Il lavoro è il mezzo non il fine del vivere civile. È il mezzo per includere tutti nella Repubblica democratica. È il mezzo per realizzarsi per trovare e realizzare la dignità. E contribuire al bene della comunità. Ringrazio i sindacati per il lavoro che svolgono, per l’impegno nel tutelare i lavoratori e il mondo del lavoro. Si devono trovare strumenti per fermare la spirale dell’inflazione e del continuo aumento del costo della vita. Come sindaco chiedo di continuare a chiedere il salario minimo, di cercare la dignità nel lavoro e continuare la battaglia per non fare cadere il reddito di cittadinanza o strumenti di sostegno di questo tipo. A chi a Roma vuole togliere questo sostegno dico venite qui a Legnano in Comune per constatare con mano come anche in una città come questa siano in tanti a bussare alla porta del sindaco in cerca di aiuto».

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Le testimonianze sul palco

Sul palco in piazza è stato dato spazio anche a Tiziana rappresentante sindacale dei lavoratori somministrati, a Matteo Centonze rappresentante degli studenti dell’Istituto Maggiolini di Parabiago e al lavoratore della Emerson di Rescaldina Fabio Radice. Tre visioni differenti, ma unite nell’esprimere l’incertezza sul futuro e il timore di assistere ad un costante arretramento dei diritti. Sono passati 75 anni dalla fondazione della Costituzione eppure ci troviamo a vivere in tempi in cui sul fronte del lavoro c’è stato un forte arretramento dei diritti». Un tema trattato anche dal giovane Matteo che dal palco ha tenuto un breve e sentito discorso, apprezzato dalla piazza: «Sono qui a portare la voce di tanti giovani come me. A breve dovrò affrontare la maturità, poi mi troverò davanti ad un bivio: andare a lavorare oppure all’università. La strada del lavoro è oscuro per noi, è in continuo cambiamento. Per questo chiedo all’istruzione e ai sindacati di aiutarci. Ma chiediamo anche che si continui a difendere i diritti in un momento storico in cui sembra stiano diminuendo». Citando il periodo storico della seconda guerra e parlando di diritti il giovane ha poi esordito: «Non vorrei mai che si tornasse indietro quando per avere un posto di lavoro ci si doveva iscrivere ad un partito. Non è il futuro che vogliamo».

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Sindacati

Principe ha sottolineato che per le tre sigle sindacali il primo maggio «fa tutt’uno con il 25 aprile, la festa della Liberazione e con il 2 giugno. Si perché oggi parliamo di lavoro, libertà e democrazia. Un ponte che collega generazioni e il nostro compito è quello di impedire a chiunque di alzare muri. Perché non c’è democrazia senza libertà, non è libera una società afflitta dalle disuguaglianze. È quindi indissolubile il legame tra lavoro, dignità della persona e democrazia che non può mai venire meno». Un primo maggio di lotta e di impegno secondo Principe tornato insieme a Dell’Acqua e Lanzoni a chiedere alla politica di «tornare a rappresentare la cultura del lavoro e gli interessi materiali dei lavoratori. Deve superare la frattura sociale esistente. Ricostruire la rappresentanza e la partecipazione, è un terreno fondamentale per dare nuova linfa alla stessa democrazia. La prima rivoluzione da cui partire per cambiare il paese è quella sulla precarietà del lavoro. Come costruiamo la stabilità di questo paese… la stabilità dei ragazzi se continuiamo a proporre contratti a tempo determinato? Che spesso durano solo un mese: è una vergogna». I tre sindacalisti quindi sono tornati sul tema del rinnovo dei contratti «fondamentale nella lotta contro la precarietà», il taglio del cuneo fiscale e l’aumento della copertura contrattuale. «La soluzione non è nel salario minimo – afferma Dell’Acqua -, ma nell’abbattimento del costo del lavoro con un rinnovo dei contratti, una riforma fiscale reale e una riforma del salario. Aggiungo poi che la partecipazione di Centonze è la risposta a chi continua ad insinuare che il sindacato non esiste più. Lui oggi è qui e parla a nomi di tanti giovani».

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 01 Maggio 2023
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