Sblocco licenziamenti a luglio, Cgil: «Il territorio dell’Alto Milanese non è pronto»
Per il segretario territoriale della Cgil lo sblocco licenziamenti a luglio con la cassa integrazione gratuita per le imprese e la liberalizzazione degli appalti per modernizzare il Paese non sono la soluzione per affrontare la crisi
«Sblocco licenziamenti a luglio. E liberalizzazione degli appalti per modernizzare il Paese. Peccato che nessuna di queste è la soluzione giusta per affrontare la crisi». Ne è certo il segretario della Cgil Ticino Olona, Mario Principe, intervenuto oggi (martedì 25 maggio) sulla marcia indietro del Governo per quanto riguarda la proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti. Già perchè il termine resta fissato per il 30 giugno.
Da luglio quindi le aziende potranno licenziare oppure ricorrere alla cassa integrazione ordinaria Covid (dal 1° luglio al 31 dicembre), senza l’onere di versare i contributi addizionali. Un ammortizzatore sociale che non pesa sulle spalle delle aziende, ma purtroppo non rappresenta una garanzia per i lavoratori.
Niente è ancora deciso: per il momento queste sono solo proposte avanzate dal Governo Draghi, il quale ha annunciato più volte di voler aprire un confronto che le parti sociali. Un tavolo decisamente atteso dai sindacati che scalpitano in attesa di una data. «Cresce sempre più la preoccupazione – afferma Principe -. Siamo in attesa di capire quando potremo sederci ad un tavolo per discutere sulla situazione. A parer nostro lo sblocco licenziamenti, la cassa integrazione gratuita senza vincoli per le imprese e la liberalizzazione degli appalti non sono la soluzione. Tra le altre cose la riforma sugli ammortizzatori sociali non è stata ancora affrontata. A luglio rischiamo di ritrovarci a assistere a migliaia di licenziamenti».
Per Principe il tessuto socio-economico locale così come quello del Paese non è pronto a sostenere gli effetti dello sblocco licenziamenti. E la proposta di liberalizzare gli appalti in un sistema che è già farraginoso, dove il lavoro non è in sicurezza, non è confortante. troppo spesso «I diritti dei lavoratori sono mortificati nelle attività affidate in sub appalto, non a caso continuano a verificarsi incidenti mortali nei luoghi di lavoro – afferma Principe -. C’è da dire che il nostro territorio è controcorrente visto che a Legnano è stato firmato un protocollo sugli appalti in netta controtendenza con le intenzioni del Governo che si pone l’obiettivo di tutelare i lavoratori, supera il principio del massimo ribasso, punta a valorizzare contratti di appalto di qualità e monitora i sub appalti».
La perdita di controllo sulla qualità del lavoro il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata e la qualità degli appalti sono il vero nodo del problema: «Se i tempi di messa in opera delle infrastrutture sono lunghi bisogna rendere più moderne le procedure di cantierarizzazione, la strada è investire nella pubblica amministrazione e sugli organi di controllo, che in questi anni, sono stati smantellati – commenta Principe -. Alleggerire le procedure dalla burocrazia significa anche modernizzare la macchina pubblica con la digitalizzazione. È necessario continuare a vigilare sulla qualità degli appalti per evitare infiltrazioni mafiose e garantire la qualità del lavoro».
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