Rincari delle materie prime e burocrazia: Confartigianato Alto Milanese chiede l’intervento del Governo
L’Ufficio studi della Confederazione ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del 33,4% rispetto ad un anno prima. Una gelata di primavera sulla ripresa
Sulle speranze di ripresa economica delle piccole imprese incombe il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime. L’allarme arriva da Confartigianato. L’Ufficio studi della Confederazione ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del 33,4% rispetto ad un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020.
Un’impennata che può provocare un effetto dirompente sui costi sopportati dalle piccole imprese manifatturiere italiane per l’acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, Confartigianato stima un impatto potenziale di 19,2 miliardi di euro in più in un anno a carico di 621.000 artigiani e piccole aziende.
Nel dettaglio, l’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. In questi settori operano 621.000 piccole imprese con 1.893.000 addetti, con una elevata presenza dell’artigianato, pari a 435.000 imprese che danno lavoro a 1.047.000 addetti.
Secondo Confartigianato i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua: «La fiammata dei prezzi – denuncia l’associazione di categoria – sta mettendo a dura prova gli artigiani e i piccoli imprenditori costretti a comprimere i margini di guadagno o addirittura a rinunciare a lavorare. I continui rincari nel periodo tra l’acquisizione delle commesse e la consegna del prodotto finito erodono il margine di profitto dell’imprenditore fino addirittura ad annullarlo o, nel peggiore dei casi, costringendolo a lavorare in perdita». Tra i settori più penalizzati, quello delle costruzioni che rischia di non cogliere le opportunità di rilancio stimolate dal superbonus 110%.
Il Presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese Gianfranco Sanavia chiede l’intervento immediato del Governo: «Serve una forte attenzione al fenomeno e la messa in campo degli strumenti che possano rimettere in equilibrio domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme che ne regolano le restrizioni». «Serve un’iniziativa rapida. Le nostre imprese – sottolinea il Presidente
Sanavia – stanno vivendo una situazione grave e paradossale. Proprio mentre cercano di riagganciare la ripresa, devono fare i conti con materie prime carissime e introvabili, forniture negate dai grossisti, esaurimento delle scorte, tempi di consegna lunghissimi. Tutto questo, oltre a provocare un incremento dei prezzi al consumo, rischia di compromettere la ripresa, comprimendo la creazione di valore aggiunto delle imprese manifatturiere, settore dove l’Italia è al secondo posto nell’UE con un’alta dipendenza dall’estero di energia e materie prime».
Da una parte il rincaro delle materie prime, dall’altra la burocrazia italiana che nell’anno della pandemia è peggiorata tanto da far precipitare il nostro Paese all’ultimo posto in Europa. Dunque, anziché essere d’aiuto all’economia, la burocrazia rappresenta un ostacolo. «La burocrazia è uno degli aspetti che maggiormente ostacola le imprese nel raggiungimento della transizione ecologica – conclude il Presidente Sanavia:. Difficile l’interpretazione dei criteri legati al riciclo del prodotto, alla gestione dei rifiuti e i relativi costi diretti e indiretti per le imprese. La cattiva burocrazia è da abbattere per consentire all’Italia di migliorare la qualità della società e per rafforzare il potenziale di crescita».
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