Confcommercio Lombardia: «Un lockdown fiscale per far respirare l’econimia»
La soluzione è stata proposta da Confcommercio visto che soltanto in Lombardia è previsto l’invio di oltre 960 mila cartelle esattoriali (sulle 9 milioni di cartelle in tutta Italia)
Per far respirare il tessuto economico ci vuole un lockdown fiscale. A proporlo è Confcommercio Lombardia a seguito della ripartenza delle attività di accertamento e riscossione da parte dell’Agenzia delle entrate che, in Lombardia, comporterà l’invio di oltre 960 mila cartelle esattoriali (sulle 9 milioni di cartelle in tutta Italia) «L’arrivo delle cartelle esattoriali rappresenta l’ennesimo, durissimo colpo per chi già sta lottando per la sopravvivenza».
In un momento come questo, con le difficoltà portate dalla pandemia e dalle nuove restrizioni, con le settimane e i mesi a venire avvolti da grande incertezza, l’arrivo delle cartelle esattoriali aggiungerà, come se ce ne fosse bisogno, un ulteriore fattore di preoccupazione. «In questo contesto così difficile – afferma Carlo Massoletti, vicepresidente di Confcommercio Lombardia – sarebbe servita non soltanto una proroga, ma un vero e proprio lockdown fiscale».
Le imprese lombarde sono già oggi in grande affanno: la Lombardia sconterà oltre 22 miliardi di consumi in meno a fine anno. Il fortissimo calo dei fatturati e la conseguente crisi di liquidità stanno mettendo a dura prova l’intero tessuto economico, esponendo le imprese, come già denunciato da Confcommercio, al rischio criminalità. Il tema è molto ampio, perché già prima dell’emergenza legata al Covid-19 le imprese si trovavano a lottare con un fisco aggressivo e, spesso, ingiusto: si pensi ad esempio, alla concorrenza esercitata da parte delle multinazionali del web che operano in una condizione di forte squilibrio normativo e fiscale drenando risorse all’estero.
«Alla luce di tutto questo – conclude Massoletti – auspichiamo che il Governo tenga conto delle sollecitazioni per una nuova proroga, almeno fino al 31 dicembre, dell’azione di riscossione, nella convinzione che il tema oggi sia quello di mettere le imprese nella condizione di riuscire a pagare il giusto in tempi e modalità sostenibili piuttosto che rincorrere ostinatamente chi, in mancanza di risorse, si trova già in una condizione di grande difficoltà».
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