Ex Manifattura di Legnano, l’asta va ancora deserta
Nessuna offerta per l'ex Manifattura di Legnano: anche il settimo tentativo di vendere l'area da 41mila metri quadri, nonostante il prezzo allettante, non è andato in porto
Niente da fare, anche a poco meno di 4 milioni di euro, e sopratutto dopo che la Soprintendenza si è espressa sui tanto sospirati vincoli, nessun compratore si è fatto avanti per la ex Manifattura di Legnano. Il termine per la presentazione delle offerte è scaduto mercoledì 27 gennaio e oggi, giovedì 28, avrebbero dovuto essere aperte le buste. Ma di buste, anche stavolta, nemmeno l’ombra.
Ex Manifattura di Legnano, la Soprintendenza ha scelto i beni da vincolare
Il complesso di via Lega, il cui edificio più tipico, ovvero l’opificio, è stato progettato dallo studio Mather & Platt di Manchester e costruito nel 1903 con mattoni importati dall’Inghilterra, ha fatto da cornice per oltre un secolo alla produzione di filati e tessuti. Ancora oggi è un simbolo del glorioso passato industriale di Legnano con la sua ciminiera tutta in mattoni alta 78 metri, l’unica ancora esistente in città. La saracinesca è stata metaforicamente abbassata nel 2008 dopo un’attività produttiva più che centenaria e da allora l’azienda è entrata in liquidazione.
Negli anni l’area da 41mila metri quadri tra via Lega, via Banfi, via Palestro e via Alberto da Giussano è già andata all’asta sette volte, ma alla fine si era sempre concluso tutto con un nulla di fatto. Asta dopo asta il prezzo è sceso fino ai 3,8 milioni del settimo e ultimo tentativo, prezzo che si può definire di saldo per un’area che più centrale non si può, ad un passo da tutti i servizi. Evidentemente, però, non è bastato.
Va detto che finora a pesare contro la procedura più che il prezzo era stata l’inesistenza dei vincoli, che metteva di fatto gli ipotetici acquirenti nell’impossibilità di sapere cosa avrebbero dovuto preservare e cosa no: difficile ipotizzare che in questa condizione qualcuno si facesse concretamente avanti. L’ostacolo era stato superato a fine novembre, quando è andato in porto l’iter con il quale la Soprintendenza ha individuato come meritevoli di tutela l’opificio, la ciminiera, gli uffici, il convitto e il villino in stile liberty del direttore. Le carte in tavola, insomma, stavolta c’erano, e il riserbo mantenuto fino a ieri intorno alla procedura aveva fatto ben sperare. Di compratori, però, anche stavolta non se ne sono visti.
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