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San Vittore, 25 aprile: “Anche noi siamo chiamati alla Resistenza”

Dal sindaco Daniela Rossi l'invito a non assopirsi e a non fidarsi dei buoni propositi e delle apparenze

Niente cortei, nessuna manifestazione, ma non per questo San Vittore Olona, come il resto del Legnanese, rinuncia a ricordare il 25 aprile, che quest'anno segna il 75° anniversario della Liberazione.

[pubblicita]«Il senso e il significato più vero della commemorazione di questa ricorrenza sta tutto qui, in questa parola: Liberazione – è stato il messaggio del sindaco, Daniela Rossi –. Contiene la drammaticità di una storia che ha segnato l’Italia per vent’anni: dall’avvento della dittatura fascista con le limitazioni delle libertà personali, le guerre coloniali, le deportazione di intere popolazioni indigene, le leggi razziali, la tragedia della seconda guerra mondiale, la guerra civile. Effonde il sentimento di un popolo che ha alzato la testa e ha saputo trovare la strada per ribadire il suo orgoglio, il suo desiderio di libertà, di dignità e di speranza. 25 aprile: una data, un simbolo, un inizio. É l’inizio della democrazia nel nostro Paese. Diceva Don Gallo: "L’Italia vera nasce nel giorno della Liberazione, alla Costituente lavorarono insieme Giorgio La Pira che era un siciliano trapiantato a Firenze, Aldo Moro pugliese, Emilio Lussu sardo, Costantino Mortati calabrese". Questo simbolo da anni è sotto attacco. Da più parti si propone di cambiarne il significato, di sbiadirne il contenuto, manipolarne la memoria. Ricordiamoci: l’8 settembre 1943 inizia in Italia la guerra partigiana contro l’occupazione nazi-fascista. Da quel momento tanti italiani scelgono di combattere per il ripristino della libertà e organizzano un movimento chiamato Resistenza di cui fanno parte molte anime: socialisti, cattolici, azionisti, comunisti, antifascisti. Altri italiani, al contrario, decidono di difendere il fascismo e le forze di occupazione naziste. Scelte diverse che hanno provocato morti dall’una e dall’altra parte ma se il rispetto si deve ad ogni caduto, non si può equiparare chi è morto per liberare l’Italia a chi è morto per mantenerla nell’oppressione. Non si può. Perché non si può cambiare la storia, semplicemente.

«Sono trascorsi 75 anni da quel giorno, quel 25 aprile – conclude la prima cittadina –. Oggi, più che mai, dobbiamo ricordare con quella data il sacrificio di innumerevoli uomini, donne, ragazzi che hanno dato la vita per mettere le basi delle garanzie di cui noi, ora, possiamo godere. Non dobbiamo assopirci, non dobbiamo fidarci dei buoni propositi e delle apparenze. Anche noi siamo chiamati alla Resistenza e alla lotta. Resistere e lottare affinché i valori e i principi della nostra Costituzione siano applicati e non stravolti. E su questo punto fondamentale tutti noi possiamo sentirci uniti e celebrare il 25 aprile come una festa che unisce e non divide».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2020
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