Sequestrate due pasticcerie, prodotti scaduti da anni e lavoratori minacciati
A finire nel mirino del Nucleo Ispettorato del Lavoro la Pasticceria Paganini di Busto Arsizio
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Pasticcerie Paganini di Busto Arsizio, proprietari assolti da tutte le accuse
Dipendenti della Pasticceria Paganini di Busto Arsizio minacciati, oltre che sottopagati, mentre in vendita sono stati trovati prodotti scaduti da anni e mal conservati. Per questo oggi, giovedì24 ottobre, d’intesa con la Procura di Busto Arsizio, il Nucleo Ispettorato del Lavoro con il Gruppo Carabinieri Forestale di Varese ha eseguito il sequestro preventivo dei due negozi e del laboratorio gestiti da Giuseppe Paganini e dalla sua famiglia da oltre 40 anni. (foto Varesenews)
[pubblicita] La misura cautelare è stata disposta a conclusione di un’articolata attività di indagine svolta dall’aliquota per i reati contro l’ambiente e la salute. Intervento che arriva dopo tre precedenti controlli più un accesso per verificare l’ottemperanza alle prescrizioni (con esito negativo). L’operazione ha visto scendere in campo i carabinieri del NIL e i Carabinieri Forestali, gli ufficiali di p.g. dell’Agenzia Tutela della Salute Insubria, la Polizia Locale e l’Ispettorato del Lavoro.
L’attività ha consentito di contestare una serie di reati commessi dai titolari della pasticceria. In particolare è stata accertata la presenza, in entrambi i punti vendita, di grandi quantità di alimenti in cattivo stato di conservazione, con data di scadenza o termine minimo di conservazione abbondantemente superati (anche da molti anni), privi di etichettatura e di indicazioni circa la loro provenienza, lo stato fisico originario (fresco o surgelato) e la data di congelamento, ovvero conservati senza protezione, alcuni dei quali congelati con termine di durabilità abbondantemente superato.
I dipendenti non erano formati su sicurezza e salute, ed è stata accertata la presenza di falsi attestati di frequenza a corsi su igiene e sicurezza. Nel lungo elenco vi è anche la violazione della privacy dei lavoratori che venivano controllati con telecamere a loro insaputa, contratti di lavoro retrodatati, retribuzioni mensili difformi da quanto stabilito sul contratto e dipendenti minacciati di licenziamento se protestavano e, in un caso, di incendio dell’auto.
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