Dipendenti comunali, Cattaneo: «Nessun fuggi fuggi generale»
Dai banchi dell'opposizione Ferdinando Tripepi ha denunciato un'"emorragia" di dipendenti comunali - Dati fuorvianti secondo il sindaco quelli dell'opposizione
«Un fuggi fuggi generale» di dipendenti comunali da Piazza Chiesa. A denunciare l'"emorragia" di dipendenti dal palazzo municipale di Rescaldina è Ferdinando Tripepi, che dai banchi dell'opposizione ha presentato un'interrogazione ad hoc durante l'ultima seduta consiliare.
«Se analizziamo le richieste di mobilità – ha sottolineato Tripepi –, vediamo che nell'anno 2012 sono state pari a 0, nell'anno 2013 ce n'è stata una sola, e andiamo avanti fino alla debacle del 2017 dove ci sono 11 richieste. Nel 2018 siamo già a 4. Visto e considerato che questo è un palazzo dove è bello vivere e si sta bene, come mai il fuggi fuggi?».
La ricostruzione di Tripepi, però, è «fuorviante» secondo il sindaco Michele Cattaneo, «perché si presentano dati conteggiati più volte, forse proprio ad arte per fare sembrare quello che non è: nella interrogazione infatti vengono conteggiate più volte anche le richieste di nulla osta presentate dalla stessa persona. Mi permetto qualche specifica: una richiesta di nulla osta del 2017 non è una richiesta di mobilità ma di comando presso altra amministrazione pubblica. Il dipendente quindi è ancora dipendente a tutti gli effetti del nostro comune. Tale domanda conteggiata nel 2017 è in realtà del 2015 ma con il dipendente in questione ne parlavamo fin dal 2014, nel 2017 si è però concretizzata la possibilità di comando. Inoltre, è stata conteggiata ben quattro volte la domanda di nulla osta della stessa persona. I dati del 2017 quindi passano da undici richieste a otto e quelli del 2018 a tre».
E soprattutto, le ragioni dell'aumento del numero di richieste di mobilità, secondo il primo cittadino, vanno ricercate non tanto nelle politiche dell'amministrazione targata Vivere Rescaldina, quanto nel nuovo quadro normativo. «Nessuno vuole scappare dalla barca che affonda anche perché, se come lascia intendere lei, i dipendenti scappassero per le politiche di questa amministrazione sarebbe inutile tentare una mobilità a dieci mesi dalle elezioni che potrebbero portare al cambio di amministrazione – ha continuato il primo cittadino –. Con i tempi delle mobilità se un dipendente cambiasse per colpa dell’amministrazione da me guidata rischierebbe l’assurdo di vedere approvata la propria domanda di mobilità pochi mesi prima del cambio di amministrazione da cui si scappa. Evidentemente i motivi sono altri e per comprenderlo basta guardarsi un po’ intorno e guardare un po’ al passato: fino al 2016 le mobilità erano bloccate dal decreto legge Delrio che prevedeva prioritariamente l’assorbimento del personale degli enti di area vasta. Le leggi finanziarie bloccavano il turnover per cui si poteva assumere un dipendente ogni quattro pensionamenti, oggi ogni due e grazie al governo Gentiloni dall’anno prossimo ogni pensionamento. Una volta sbloccate le mobilità quindi tutti i comuni, che avevano avuto pensionamenti ma erano nell’impossibilità di sostituirli, hanno aperto bandi per rintracciare dipendenti nelle altre amministrazioni pubbliche perché così vuole la legge. Questo ha provocato un effetto cascata per cui giustamente tutti i dipendenti hanno visto aprirsi prospettive di miglioramento e di avvicinamento a casa».
«É irrispettoso forzare i dati come abbiamo visto prima, ma lo è ancora di più utilizzare le storie personali dei dipendenti a scopo politico – ha concluso Cattaneo –. È indubitabile che qualche dipendente possa aver fatto richiesta di cambiare posto di lavoro perché qui non si trovava più bene ma è altrettanto indubitabile che tanti chiedano la mobilità per ragioni personali. Diversi dipendenti che hanno fatto richiesta di mobilità abitano lontano da Rescaldina qualcuno impiega anche più di un’ora per raggiungere il nostro comune».
Sta di fatto che per Tripepi «la questione non è politica, ma legata al fatto che c'è sempre malumore quando si viene negli uffici, c'è sempre borbottio e c'è sempre malcontento».
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