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Festa 2 Giugno: l’intervento dell’assessore Franco Colombo

“La Repubblica Italiana trarrà dal passato salutari insegnamenti”...

“La Repubblica Italiana trarrà dal passato salutari insegnamenti”. Fu un po’ un ordine e un po’ un auspicio quello che, nel luglio 1946, l’appena eletto Capo Provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, scrisse all’Assemblea Costituente. La Repubblica, che oggi festeggiamo, era nata dal voto degli italiani poche settimane prima.

Se torniamo a quei giorni, giorni di scelte necessariamente radicali, troviamo un Paese diviso quasi a metà. Da una parte i 12 milioni e settecentomila elettori, soprattutto del Nord Italia, che, al referendum indetto per scegliere la forma istituzionale dello Stato, avevano votato per la Repubblica. Dall’altra i 10 milioni e settecentomila cittadini, prevalentemente meridionali, che si erano espressi a favore della monarchia. La spaccatura, dovuta a ragioni storiche e culturali, oltre che alle diverse esperienze vissute a Nord e a Sud durante il recente conflitto, era evidente. Il rischio di una guerra civile, o come minimo di proteste violente, diffuse, prolungate, esisteva. Ma le proteste, che pure avvennero, furono circoscritte. Gli italiani decisero di rimanere uniti.

Quella era un’Italia che voleva ricominciare. Un’Italia che, dopo essere stata costretta a pensare alla propria sopravvivenza, desiderava tornare a costruirsi un futuro. E il due giugno, con un voto finalmente universale, esteso alle donne, decise come. In quella scelta, seppure sofferta, si intuisce il giudizio degli elettori di allora su quanto avevano vissuto negli anni precedenti. Si intravede la volontà di cambiare.

Non in modo irresponsabile o avventuristico. Il due giugno furono anche eletti i componenti di quell’Assemblea costituente che seppero, nell’arco di pochi mesi, fare sintesi fra idee, culture e ideologie diverse. Diedero all’Italia la Costituzione che, dal 48, garantisce le istituzioni democratiche del nostro Paese e le libertà, individuali e collettive. La nostra Costituzione, disse anni dopo Pietro Calamandrei, “è in parte una realtà ma soltanto in parte. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”.

Quanto avvenuto il due giugno 1946 ci fa riflettere su questo. Su ciò è stato fatto dagli italiani e dalle istituzioni, sul tanto che ancora c’è da fare. Oggi viene da chiedersi: la Repubblica Italiana, cioè tutti noi, ha tratto dal passato “salutari insegnamenti”?

Anche in un periodo difficile per i rapporti tra istituzioni, partiti e movimenti d’opinione come quello attuale, la risposta è sì. Diversamente l’Italia non sarebbe riuscita a risollevarsi dopo la guerra, non sarebbe tornata a essere un membro della comunità internazionale dotato di piena dignità, non avrebbe potuto affrontare le sfide sociali, economiche, culturali e politiche che, nel tempo, le si sono poste.

Viviamo un periodo complicato, anche se il peggio sembra alle spalle. Autorevoli commentatori hanno etichettato le settimane che hanno portato alla formazione del nuovo governo come la peggiore crisi politica e istituzionale da decenni a questa parte. Anche l’immediato dopoguerra è stato, e non poteva essere altrimenti, un periodo di mutamenti profondi. Anche i membri dell’assemblea costituente differivano tra loro per cultura, aspirazioni, letture del presente. De Nicola raccomandò loro di operare secondo il motto dello stratega militare Von Moltke: “Marciare divisi per combattere uniti”, dove “marciare divisi” era il riconoscimento delle diversità, l’irrinunciabile differenza di posizioni e vedute che è il sale della democrazia, mentre “combattere” significava non perdere di vista la necessità di lavorare per il bene comune. L’appello fu accolto.

Era valido nel 1946, è valido oggi. Buon 2 Giugno a tutti.

Franco Colombo, assessore alla Cultura

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Giugno 2018
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