Una riforma che nasce con parecchie luci, ma anche con qualche ombra: così i partecipanti al convegno tenutosi questa mattina nella sede della Famiglia Legnanese di via Matteotti, hanno interpretato  gli elementi fondamentali della  riforma del terzo settore approvata nello  scorso mese di giugno. Il convegno è stato organizzato da Comune di Legnano,  Fondazione Ticino Olona e Ciessevi che, come testimoniato dalla numerose presenze, hanno centrato l’obiettivo identificando una certa “fame” di informazioni da parte delle realtà locali: un centinaio di adetti ai lavori, infatti, hanno assistito prima agli interventi di carattere più tecnico messi in scaletta per cercare di tradurre i nodi più spinosi della riforma (interventi affidati a Nataniele Gennari e e Carlo Mazzini) e poi alla tavola rotonda moderata da Ivan Albarelli, de Il Giorno.

A introdurre i lavori  Alberto Centinaio, sindaco di Legnano, e Salvatore Forte, presidente della Fondazione Comunitaria Ticino Olona. A loro si è aggiunto anche Ivan Nissoli, presidente della Ciessevi (Centro Servizi per il Volontariato di Milano), mentre è mancato all’appello l’intervento del senatore Franco Monaco. Che cosa è emerso dai loro interventi e poi dalla tavola rotonda che ha messo uno vicino all’altro anche l’assessore alle Politiche sociali Gian Piero Colombo, Carmen Galli, rappresentante del Coordinamento Consulte sociali e del volontariato, Davide Vassallo, rappresentante della cooperazione sociale e Roberto Rancilio come  rappresentante dell’ALI-Confindustria Alto Milanese? Che la riforma è una grande opportunità per il riordino, che si tratta di un’occasione più unica che rara per arrivare a un riconoscimento del ruolo di questo settore cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni e che, come capita spesso in questi casi, ci si deve far trovare pronti per poter cogliere l’occasione nel migliore dei modi. Per questo motivo c’è stato chi (il presidente di Ciessevi, Ivan Nissoli) ha fatto riferimento -proprio riferendosi ai potenziali problema da superare – “all’eccessiva frammentazione del settore: il paese dei mille campanili è anche il paese delle mille associazioni, gruppi che spesso e volentieri si trovano ad accavallarsi su competenze simili”.  

Carmen Galli, invece, si è dette soddisfatta (dell’idea di rete che la legge sponsorizza), fiduciosa per il percorso fatto, ma anche “in trepidante attesa dei decreti attuativi per capire se quello che viene promesso verrà anche mantenuto”. Un altra problematica condivisa dai relatori riguarda il coinvolgimento delle nuove generazioni nel volontariato e nel terzo settore che, come qualcuno ha ribadito, sembra fatto per frequentatori con i capelli ormai ingrigiti dagli anni: se poi si accosta la mancanza di giovani leve alla necessità, altrettanto sentita, di avere una classe dirigente adeguatamente formata per accettare le sfide del futuro, appare quasi spontaneo andare alla ricerca di “giovani dirigenti” da inserire.

“La riforma costituisce un passo deciso nella direzione che il welfare ha intrapreso  – ha detto l’assessore Colombo – . Siamo passati da un sistema burocratizzato a una sorta di welfare mosto, il welfare mix, che ha avuto logiche di “quasi mercato”. Ora  andiamo verso un “welfare societario” dove cambiano le logiche di pianificazione e le risposte ai problemi vengono date solo mettendo in relazione differenti soggetti”. Ha pensato bene, dunque, chi ha inteso questo convegno come un primo passaggio in un percorso che non sarà certo semplice da affrontare per le realtà più piccole del terzo settore, come testimoniato da alcuni presenti che dandosi di gomito durante gli interventi maggiormente tecnici si chiedevano “Ma tu, ci hai capito qualcosa?‘”.

Immagini a cura di Luigi Frigo