Una residenza psichiatrica nella villa tolta alla mafia
L'immobile di Rescaldina ospiterà persone con disagio psichico... Casa rifugio per le donne: a breve il bando
Dopo l’avvio dell’osteria sociale La Tela sulla Saronnese, nata al posto del ristorante Re Nove gestito dalla famiglia di ‘ndrangheta dei Medici, oggi, 25 gennaio, sono iniziati il i lavori alla villetta di via Melzi, a Rescaldina. L’immobile, confiscato alla mafia due anni fa, verrà completamente ristrutturato per dare vita ad un progetto volto a favorire l'integrazione di persone con disagio psichico.
La residenza psichiatrica leggera, che aprirà i battenti in primavera, sarà gestita dalla cooperativa Il Portico Persona di Rho, in stretta collaborazione con l'Asst Milano Ovest, la rete degli ospedali che comprende l'azienda sanitaria di Legnano. Saranno ospitate 5 persone, tre di Rescaldina, una di Cerro Maggiore e una di San Giorgio Su Legnano.
«La villa – ha spiegato il sindaco Michele Cattaneo – è stata confiscata a Emilio Di Giovine (il boss del clan di ‘ndrangheta Di Giovine-Serraino,oggi pentito ndr) ma non è mai stata abitata da mafiosi: chi abitava qui ha perso per varie vicessitudini la proprietà dell'immobile, confiscato nel 2007 e sgomberato 8 anni dopo».
Per il primo cittadino «questa storia è l'esempio concreto di come la mafia può infiltrarsi nella vita quotidiana e distruggere famiglie anche quando non usa la lupara». «Proprio in queste settimane – ha raccontato Cattaneo nel discorso inaugurale – un cittadino rescaldinese è venuto da me perchè messo in ginocchio dagli strozzini per debiti insormontabili. La riconversione di questa villetta non può che essere il simbolo del "no" a tutto questo, del "no" alla criminalità, un grido che parte da qui e da La Tela, con la quale si è tirato un filo ideale». Qui il discorso integrale del sindaco di Rescaldina
QUI LA PUNTATA DI SMART NEWS CON IL VIDEO DELL'INAUGURAZIONE
Grazie a questa residenza le persone con problemi psichiatrici potranno reinserirsi attraverso l’insegnamento – da parte del personale della cooperativa – della gestione della casa e la convivenza con altre persone, acquisendo sicurezza e autonomia: «Le persone che abiteranno qui – ha spiegato Valeria Rossini, presidente della cooperativa il Portico – sono già conosciute in quanto ospiti del Cps di Legnano. Grazie a questo progetto potranno effettuare un ulteriore passo verso l'autonomia». Gli appartamenti sono inseriti in normali contesti abitativi così da favorire la piena integrazione sociale nel territorio.
Il progetto è stato realizzato dalla cooperativa il Portico, dall’Asst Milano Ovest, rappresentata dalla dottoressa Patrizia Molinari e dal dottor Giorgio Bianconi, e dal Comune di Rescaldina. Col tempo coinvolgerà anche le realtà che si occupano di disagio psichico e legalità. Da sottolineare che la richiesta di questo genere di residenze arriva proprio dai familiari.
Come già ricordato, a Rescaldina, la villa di via Melzi è il secondo stabile sequestrato alla mafia e riconvertito a fini sociali. Sul territorio, anche il Comune di Legnano ha di recente acquisito la una villa confiscata alla 'ndrangheta per convertirla in una casa per donne vittime di violenza. Qui l'articolo: Casa per le donne: a breve il bando
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