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Il cordoglio dell’Anpi per Candido Poli

Luigi Botta, presidente Anpi, ricorda l'amico e partigiano...

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio di cordoglio, per la scomparsa di Candido Poli, a firma di Luigi Botta presidente Anpi Legnano (nella foto con Candido, durante la celebrazione della Giornata della Memoria tra le mura della Tosi. A destra, Dario Venegoni, figlio di Carlo Venegoni (ex deputato).Dario è presidente nazionale dell’ANED, (Associazione Nazionale ex Deportati).


Ora che i riti di rogazione al Dio dei credenti per lo spirito del defunto volgono a conclusione, sono grato al M. R. parroco don Giuseppe Prima per la possibilità data alla nostra Sezione ANPI di dare l’ultimo saluto al nostro presidente onorario Candido Poli.

Una vita quella di Poli dedicata alla famiglia, al prossimo, alla nostra città, alla politica nel miglior significato del sostantivo Polis.

Noi qui riuniti conosciamo tutti chi fu Candido. Lavorava alla Tosi e, dopo l’armistizio si unì alle formazioni partigiane Alfredo Di Dio in Val D’Ossola sotto il comando di Giovanni Marcora (Albertino). Sceso un giorno in quel di Busto per un carico d’armi venne catturato dai fascisti, picchiato, rinchiuso a S. Vittore, processato e condannato a morte. Condanna commutata poi in lavori forzati in Germania per l’intervento dell’allora Cardinale di Milano Alfredo Ildefonso Schuster. Lavori forzati con l’aggiunta di 28 anni di carcere da scontare a partire dal giorno della immancabile vittoria. Poli era allora poco più di vent’anni.

Fu prima internato a Mauthausen, poi a Dachau ed, infine, nel sottocampo di Bernau, dove la sopravvivenza media dei detenuti non superava i 7 mesi. Ieri sera , quasi in raccoglimento , ho risentito la sua voce. Ho riascoltato il DVD con le interviste ai partigiani legnanesi.

Amava ricordare questo particolare agli studenti ai quali raccontava la sua tragica esperienza. “ Dopo otto mesi di detenzione ottenni il rispetto di tutti quelli della mia baracca perché non ero morto come tanti altri e quindi ritenuto forte e tenace. Mi chiamavano Matusalemme. Nel contempo compresi che il comportamento all’inizio dei più anziani non era stato un sopruso nei miei riguardi, come avevo pensato, ma un atto di solidarietà e di protezione“. Ed a questo punto raccontava come al momento del rancio i prigionieri dovevano mettersi in fila ed i più vecchi immancabilmente lo rispingevano sempre indietro, in modo che nella sua gavetta venisse messo quanto restava nel fondo del bidone. E nel bidone restava sempre in fondo qualche pezzo di patata in più. Poli era così diventato una speranza vivente per tutti, era diventato un simbolo e doveva vivere per raccontare, anche per gli altri che non c e l’avevano fatta, che non ce l’avrebbero fatta.

Al momento della liberazione del campo da parte degli alleati, Candido già giaceva agonizzante nel cosiddetto “lazzaretto” tra altre centinata di morenti e di cadaveri. Tornò Legnano , dopo una lunga degenza nell’ospedale di Merano. Ricordando Candido Poli in questa chiesa, il pensiero corre alla parabola del seminatore che getta il seme nel campo. Ma una parte del seme cade sui sassi, una parte sui rovi e sugli sterpi e non dà frutto. Candido invece, ha gettato il seme della libertà e della solidarietà su un terreno fertile, ha parlato ai giovani. E gli enarrabili sacrifici da lui sofferti per la nostra libertà non sono stati vani poiché, come diceva Calamandrei, la libertà è come l’aria. Ci si accorge quanto questa sia preziosa quando comincia a mancare. Poli ha dato se stesso per la nostra libertà.

La vita di Candido ci riporta all’allegoria del salmista, di quei seminatori che faticano, soffrono, arando e gettando i semi nel campo. Ma in seguito ritornano festanti portando covoni di grano maturo. Ora per tutti noi è il momento della tristezza. Il credente sa che la vita non v iene tolta ma solamente cambiata. ( vita mutatur non tollitur). Ma per tutti valgono i versi del Foscolo: non vive ei forse anche sotterra or che gli è muta l’armonia del giorno, poi che la destata con soavi cure nella mente dei suoi?… Ti sentiremo sempre con noi, partigiano Candido, grati per la lezione di vita che ci hai donato. Più che un saluto ricevi, caro Candido, da tutta la tua Sezione un forte, caloroso abbraccio.

Ovunque tu sia posa su noi il tuo sguardo fraterno.

Luigi Botta presidente Anpi Legnano

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Settembre 2016
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